Consiglio Regionale del Piemonte

Nella Città di Susa si è attendato dal 4 maggio il Circo Warriors Ground Circus a Susa. La struttura, come si rileva dalla pagina Facebook relativa, è la stessa che già operava come Circo Martin, a suo tempo oggetto di attenzioni.
Nel 2013 il Circo Martin presentava una esibizione nella quale un cavallo trainava un carro il cui cocchiere era un orso bruno e il passeggero una tigre, situazione contrastante con la Linee Guida della Commissione Scientifica CITES e sulla quale il Dr. Enrico Moriconi aveva redatto un parere.
Successivamente, nel 2014, il Circo Martin era stato oggetto di sequestro di numerosi animali per ipotesi di maltrattamento ai sensi dell’art 544 ter l. 189/04 in occasione dell’attendamento nel Comune di Arzachena. Il procedimento penale è tuttora in corso nel Tribunale di Tempio Pausania, e il Consulente Tecnico Ufficiale è il Garante regionale.
Il sequestro era motivato dalle condizioni di negazione dei bisogni etologici di numerosi animali, tra i quali risultavano cavalli, un elefante, un ippopotamo nano, una leonessa e altri.
L’iniziativa del Garante è volta a richiedere le attività svolte in relazione all’attendamento nella Città di Susa dal Servizio veterinario responsabile territorialmente.

Il Garante per i diritti animali del Piemonte ha scritto al Presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino e ai Sindaci delle Città di Caresana e Asigliano dove in questo periodo si svolgono feste patronali che comprendono una corsa di carri trainati da buoi.
Nella lettera si ricordava che la corsa si svolge in un ambiente non idoneo con urla e schiamazzi che impauriscono gli animali, come dimostrato da lavori scientifici; inoltre i buoi non sono certo adatti alla corsa e si richiede loro una fatica eccedente la loro fisiologia. La condizione ambientale determina stress, a cui si aggiungono due fattori aggravanti, l’uso di bastoni per incitamento e la superficie asfaltata su cui si svolge.
L’ambiente impaurisce i bovini che sono indotti all’immobilità e solo le percosse inducono correre, e l’asfalto è una superficie dura che produce abrasione allo zoccolo e genera dei contraccolpi all’arto.
In particolare si osserva nella lettera che il correre sull’asfalto è in contrasto con l’Accordo Stato-Regioni sul benessere degli animali da compagnia e pet-therapy del 6 febbraio 2003, il quale prevede all’articolo 8 relativo alle Manifestazioni popolari che “a) la pista delle corse sia ricoperta da materiale idoneo ad attutire i colpi degli zoccoli degli animali sul terreno asfaltato o cementato”.
La lettura del testo dell’accordo non lascia dubbi sul fatto che non siano possibili deroghe alla qualità della superficie su cui si muovono gli animali poiché l’autorizzazione di qualsiasi animale ungulato deve avvenire per corse effettuate su di una superficie che abbia le caratteristiche  esplicitamente citate.
Il patrocinio della Regione può fare riferimento ad una tradizione ma non potrebbe rappresentare una deroga a quanto previsto dalle norme vigenti.
Il Garante concludeva che, nel rispetto delle proprie funzioni, riteneva che la corsa dei buoi, ripetuta nelle condizioni non rispettose delle prescrizioni dell’Accordo Stato Regioni, avrebbe potuto comportare una fattispecie di maltrattamento degli animali.

Trent’anni dopo la chiusura dello Zoo di Torino si chiude , speriamo per sempre, il tentativo di riaprire un altro zoo nella città. Dopo mesi di battaglie vengono riconosciute le ragioni delle associazioni e dei cittadini che avevano ripetutamente manifestato le loro obiezioni alla reintroduzione di animali chiusi in recinti nella città che prima in Italia aveva detto no alla costrizione degli esseri senzienti. Dopo aver ventilato ipotesi di rimborsi milionari, Zoom si arrende e rinuncia al progetto. Il parco rimane destinato all’uso dei cittadini e l’amministrazione cittadina dovrà attivarsi per riqualificare l’area. L’occasione del raggiungimento di un obiettivo dei movimenti animalisti, sollecita una riflessione sull’attività della Cascina Falchera, sulla sua utilità e sulle situazioni relative al mantenimento degli animali presenti. Come Garante per gli animali della Regione Piemonte mi rendo disponibile a collaborare per valutare sulle modalità e sulla eventuale continuazione del progetto.

Il 3 ottobre la Suprema Corte ha respinto il ricorso presentato per la revisione del processo. Adesso il caso è chiuso. Come si ricorderà era iniziato nel 2012 quando c'era stata una irruzione e alcuni cani era stati sottratti all'allevamento. In seguito il PM Ambrogio Cassiani aveva emesso una richiesta di sequestro probatorio che aveva permesso di entrare formalmente nell'allevamento e si erano potuti rilevare le numerose negatività: i cani erano tenuti costantemente nei box di ridotte dimensioni, nella penombra, e solo al momento dell'alimentazione e della pulizia si accedevano le luci; i cani erano impauriti e mostravano segni di immobilizzazione (freezing) se li si avvicinava; si erano ritrovati ugualmente molti cuccioli e cuccioloni morti, senza una documentazione esaustiva. Passato favorevolmente l'esame del Tribunale del Riesame, tutti i 2639 cani, nell'estate del 2012, erano stati dati in consegna alla Lav, Lega Abolizione Vivisezione, e alla Legambiente e da queste affidati alle famiglie che si erano offerte. Il primo processo si era svolto nei mesi di novembre e dicembre 2013, perito per il Tribunale il dr. Enrico Moriconi, e aveva sancito la condanna per il Direttore, il Medico veterinario e il cogestore dell'allevamento. La motivazione della sentenza era relativa al maltrattamento e alla soppressione non giustificata di un certo numero di cani, di quelli cioè di cui si erano acquisiti le notizie circa le terapie effettuate. La sentenza si basava sull'assunto che nell'allevamento si condizionassero psicologicamente gli animali e che le terapie fossero superficiali tanto che le eutanasie fossero comunemente usate in modo sistematico. I due successivi ordini di grado, il Processo d'Appello e il ricorso alla Corte di Cassazione non hanno smentito le conclusioni del primo grado processuale.

La Città Metropolitana di Torino ha emesso un Piano di contenimento delle nutrie in tutto il territorio di competenza. Le nutrie sono una specie alloctona disperse sul territorio dopo la chiusura degli allevamenti di “castorini” diffusi qualche decennio fa. L'Unione europea chiede il contenimento del loro numero come per altre specie non originarie europee, lasciando però la possibilità di scegliere il sistema che si ritiene migliore. Il Piano della Città Metropolitana si basa esclusivamente sulla cattura e uccisione degli animali. Nel corso del tempo si è constatato che i piani di uccisione degli animali, per eliminarli o ridurli di numero, non raggiungono quasi mai lo scopo prefissato. Si deve infatti riflettere sul fatto che se una specie prospera numericamente il motivo principale è l'assenza di competitori naturali che comporta una disponibilità di alimenti e una mancanza di diminuzione biologica. Quando l'uomo si sostituisce ai nemici naturali svolge solo una parte di quello che avviene in natura, di conseguenza la diminuzione delle presenze provocata dalla caccia viene compensata da una maggiore prolificità favorita dalla disponibilità di cibo, così avviene per qualsiasi specie libera sul territorio, colombi, cinghiali, nutrie, gabbiani, ecc. I piani di abbattimento, provocando degli spazi vuoti, favoriscono l'arrivo di nuovi individui e le uccisioni finora non hanno raggiunto lo scopo prefissato, come dimostra la vicenda dei cinghiali. Ho chiesto pertanto di rivedere il testo e di sostituire le uccisioni con le sterilizzazioni che hanno già dato buon esito nelle occasioni in cui sono state utilizzate. Prossimamente sarà convocato un tavolo per discutere una diversa formulazione del Piano.

La sperimentazione con animali è diffusa nei Dipartimenti che afferiscono alla medicina, veterinaria, biologia e ritengo sia utile conoscere il numero e la specie degli animali che sono sottoposti a tale pratica. Per questo motivo ha richiesto al Responsabile dell'Università di Torino i dati relativi. Inoltre si deve incentivare la conoscenza della legge ---- che prevede per gli studenti la libertà di obiezione alla sperimentazione didattica con animali e la loro sostituzione con manichini.

Lo stato della California ha emanato una legge che vieta la vendita dei cuccioli di razza nei negozi che pertanto potranno esporre solo cani e gatti provenienti da canili, gattili o da strutture veterinarie.
La data di entrata in vigore sarà il primo gennaio 2019 e le sanzioni previste fino a 500 dollari.
Una considerazione riguarda il fatto che non sono inseriti nel divieto gli allevamenti e quindi coloro che vorranno un animale specifico potranno rivolgersi direttamente a chi li alleva. In questo senso non si può  ipotizzare la reale ricaduta utile, poiché le motivazioni, condivisibili, a sostegno della legge solo la promozione dell'accasamento dei cani dei canili e dei rifugi, poiché negli Usa vige tuttora l'eutanasia per i cani vaganti, e il contrasto alle “fabbriche dei cuccioli” strutture dove si sfornano cuccioli a ciclo continuo con poca cura della salute e del benessere sia delle madri sia dei neonati. Se si vuole si può ricordare quello che accadeva a Green Hill.
Un rischio oggettivo esiste, ovvero che si sposti solo l'origine del problema per cui le vendite si delocalizzerebbero dai negozi agli allevamenti  e non si raggiungerebbe alcun risultato positivo.
Le speranze dei legislatori sono che ciò non accada ma solo la prova dei fatti dirà se lo scopo sarà raggiunto e in che misura.
Una legge simile, o ancora più mirata a comprendere gli allevamenti, sarebbe auspicabile anche in  Italia dove però non può che essere emanata a livello parlamentare dal momento che le Regioni non hanno facoltà di legiferare su un argomento che è di valenza nazionale. Nel nostro paese sarebbe oltremodo utile anche perché contrasterebbe il malcostume dell'importazione dei cuccioli che sono sottoposti a condizioni estremamente difficili, quando non assolutamente negative nei loro viaggi.
Ci si dovrà attivare per promuovere uno strumento legislativo di tale portata.
Ottobre 17

Paolo Guiso

Nato a Torino il 10.11.1954
Laureato in Medicina Veterinaria

Dirigente del S.S.N. dal 22/12/1986 al 30/11/2021
Dal 29/12/2010 al 30/11/2021 Direttore della S.S. Igiene Urbana Veterinaria dell’ASL TO5
Responsabile del Settore Igiene Urbana e Animali d 'Affezione dell’ASL8, del Settore Sorveglianza e Prevenzione delle Zoonosi dell’ASLTO5 e Responsabile dello Sportello Animali d’Affezione dell’ASLTO5
Referente Interventi Assistiti con gli Animali della Regione Piemonte
Coordinatore Commissione Regione Piemonte per la terapia e le attività assistite con animali
Membro del Consiglio Regionale di Sanità ed Assistenza (CORESA)
Membro del Consiglio della Scuola di Specializzazione in “Sanità animale, allevamento e produzioni zootecniche” UNITO

Responsabile e/o organizzatore di 16 eventi formativi, eventi ECM e Master

Ha partecipato a progetti di Interventi Assistiti con Animali e come docente o relatore a convegni, corsi, eventi formativi e conferenze.