La riforma costituzionale

Un confronto, aperto e pluralista, fra le motivazioni del sì e del no, per decidere in maniera più consapevole. Si è svolto nell’Aula di Palazzo Lascaris, venerdì 30 settembre, il convegno promosso dal Comitato Resistenza e Costituzione sulle ragioni dei favorevoli e dei contrari alla riforma costituzionale sulla quale i cittadini saranno chiamati a esprimersi con il referendum confermativo del 4 dicembre.
“Questo incontro è rivolto a tutti i cittadini, ma soprattutto ai ragazzi, che per la prima volta si avvicinano alle urne, con un’importante responsabilità, quella di scegliere se modificare o meno il testo elaborato dall’Assemblea costituente 70 anni fa”, ha affermato Nino Boeti, vicepresidente del Consiglio regionale delegato al Comitato.
Dopo aver illustrato i tratti salienti della riforma e fornito una panoramica comparata sul bicameralismo in Europa, Elisabetta Palici di Suni, professore ordinario di diritto pubblico comparato dell’Università di Torino, si è espressa a favore della legge di revisione costituzionale approvata dal Parlamento.
“Con questa riforma il Parlamento diventa bicamerale come nella maggior parte dei paesi al mondo, in quanto non c’è nessun altro paese in cui le due Camere svolgano le stesse funzioni o abbiano un numero così alto di parlamentari”, ha affermato Palici di Suni. “Il Senato avrà una rappresentatività limitata e l’unica Camera con responsabilità politica sarà quella dei deputati, la sola a votare la fiducia al Governo. Il Senato però disporrà di un ruolo di stimolo critico e potrà fare proposte per modificare le leggi. Questo è un aspetto importante, perché con l’accentramento dell’iter in un’unica Camera si rende possibile la conclusione più spedita del processo formativo delle leggi. L’esistenza infatti di due Camere politicamente responsabili non rafforza, a mio avviso, il grado di democrazia, ma tende ad affossare le responsabilità politiche dei parlamentari”.
Francesco Pallante, professore associato di diritto costituzionale dell’Università di Torino, ha invece esposto le principali ragioni della posizione contraria alla riforma costituzionale, sia per motivi di natura procedurale sia di merito.
“Questa riforma invece di semplificare complica molte procedure costituzionali e, in particolare per quanto riguarda la composizione del Senato, aspetto che coinvolge direttamente i Consigli regionali e per il procedimento legislativo, che si moltiplica e diventa più complesso”, ha commentato Pallante. “Inoltre, si assiste a un accentramento di potere nelle mani dell’esecutivo: il Governo diventa padrone dei rapporti fra Stato e Regioni per quanto attiene alle competenze legislative e diventa padrone dei rapporti con il Parlamento per quanto riguarda il procedimento legislativo, attraverso il voto a data certa per i disegni di legge”.
A moderare l’incontro è stato Antonio Caputo, membro del Comitato Resistenza e Costituzione, che ha ricordato come, attraverso il referendum, si sostanzi il principio di sovranità popolare, in quanto spetta ai cittadini ratificare o meno una decisione parlamentare.