Viaggio della memoria

Ventiquattro studenti provenienti da cinque istituti scolastici superiori delle province di Alessandria, Asti, Cuneo e Torino hanno camminato in silenzio nella primavera inoltrata di Auschwitz e Birkenau.
In questi luoghi dell’Alta Slesia, ad una sessantina di chilometri da Cracovia, tra il 1941 e il 1945 i nazisti uccisero oltre un milione di persone seguendo l’ideologia secondo la quale, come affermava l’allora ministro della Giustizia, Otto Thierack “dobbiamo liberare la nazione tedesca da polacchi, russi, ebrei e zingari”.
Hanno camminato i ragazzi nei due Konzentrationlager ideati dalle autorità tedesche nella città polacca che oggi è denominata Oświęcim, allora annessa al Terzo Reich.
Promosso dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte, il viaggio rientra nel progetto di storia contemporanea. Giunto alla 36°, si svolge in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale, a conferma del reciproco impegno a proseguire nelle scuole del Piemonte la diffusione della conoscenza dei fatti storici affinché non venga dispersa la memoria di quanto accaduto.
Hanno ascoltato in silenzio i ragazzi che non hanno avuto nessuna voglia di scattare selfie e di scherzare in quelle che sono state vere e proprie “fabbriche della morte”. Il cammino è sempre proseguito lento proprio per ascoltare le parole dello storico Flavio Febbraro, dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti” di Torino.
Quello che è stato perpetrato in questi luoghi è troppo grande e chiunque vi entri può solo sentirsi piccolo al cospetto di quell’orizzonte - ideologico prima ancora che fisico - fatto di baracche, filo spinato e una ragnatela di binari ferroviari sui quali viaggiavano i vagoni della sofferenza, disumanizzazione di ignari e innocenti destinati all’inferno in terra.
“Per me il senso di questo viaggio è far capire alla gente che siamo tutti uguali è che non ci sono differenze tra le persone” ha sintetizzato uno studente astigiano. “Rispetto all’idea che avevo prima di arrivare in questo luogo certamente non lo pensavo così grande e proprio non riesco neppure a immaginare come abbiano potuto sopportare tanta sofferenza” ha ammesso una studentessa di Sangano. “Spero che questo viaggio mi faccia avere più attenzione al rispetto per il prossimo. Lo stesso rispetto che avevano gli ebrei tra di loro, nonostante tutto”. Al giovane studente di Pinerolo è rimasto impresso il racconto di un ebreo dell’Isola di Rodi, caricato a forza su una carretta solitamente adibita al trasporto degli animali. Una settimana di navigazione tra lo sterco delle bestie e dei tanti umani destinati ad essere internati. Eppure quando veniva dato loro un po’ d’acqua, gli uomini la porgevano alle donne incinte, ai bambini e ai vecchi perché ne avevano più bisogno. Riuscire a donare e condividere quel niente che veniva concesso a persone private di ogni dignità e ridotte solo ad una matricola tatuata sulla pelle, è stato uno degli aspetti che più ha colpito i ragazzi anche se poi hanno ben compreso che la sopravvivenza di ognuno era talvolta legata alla morte di un altro, magari amico.
Oltre ai lager, il viaggio studio ha previsto anche la visita della vicina Cracovia, la città-simbolo di Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyła, con anche il Memoriale delle vittime dell’eccidio di Katyn. Tra l’aprile e il maggio del 1940 i sovietici massacrarono oltre ventimila soldati e civili polacchi.