“I volti dell’alienazione” di Sambonet per la prima volta in Piemonte
"Una mostra significativa per molte ragioni: per l’origine vercellese di Roberto Sambonet, che seppe eccellere sia nel design industriale sia nell’arte tout court, per il fatto che i suoi disegni, essenziali ma eloquenti, drammatici ma venati di un leggero e rispettoso senso d’ironia, introducono efficacemente l'osservatore nella realtà della malattia psichiatrica e perché la mostra, quasi in un gioco di scatole cinesi, rimanda a mondi diversi ma comunicanti: dalla riforma basagliana del sistema manicomiale civile a quella recentissima e, per molti versi non ancora conclusa, che ha sancito il passaggio dagli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) alle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems). Una mostra stimolante, quindi, che ci ricorda come occorra tenere sempre alta l’attenzione su un tema che attraversa la storia dell’umanità e sul quale oggi l’Italia si è dotata di una legislazione per molti versi all’avanguardia che occorre però gestire e presidiare affinché venga applicata nella maniera più corretta". Con queste parole il garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale Bruno Mellano ha aperto - mercoledì 6 dicembre nella Sala Classica della Biblioteca Nazionale Universitaria di piazza Carlo Alberto 3, a Torino - la cerimonia d'inaugurazione della mostra I volti dell’alienazione che raccoglie 40 disegni e 70 studi realizzati da Sambonet ed esposti per la prima volta in Piemonte.
All'evento - promosso dal garante con la Biblioteca e la Regione Piemonte e realizzato dall’Associazione “La società della ragione” e dall’Archivio pittorico Roberto Sambonet in collaborazione con il Comitato nazionale StopOpg - sono intervenuti i curatori Franco Corleone e Ivan Novelli, il tesoriere della Società della Ragione Onlus Leonardo Fiorentini, il direttore della Biblioteca Guglielmo Bartoletti e il fotografo torinese Max Ferrero, autore del reportage Nocchier che non seconda vento: un viaggio all’interno degli Ospedali psichiatrici giudiziari italiani realizzato tra il 2014 e il 2015, alla vigilia della loro chiusura, anch'esso visibile all'interno della mostra insieme ad alcuni testi rari e antichi selezionati per l'occasione dalla Biblioteca.
Le opere di Sambonet sono state realizzate tra il 1951 e il 1952 nel manicomio civile e criminale di Juqueri - a cinquanta chilometri da San Paolo del Brasile - per raccontare e indagare il fenomeno del disagio mentale in una struttura di contenzione.
Sambonet trascorse sei mesi nei reparti dell’ospedale, che all’epoca ospitava circa 15.000 pazienti, conducendo una personale ricognizione e ritraendo gli internati in una serie di opere di grande intensità, a china e a matita, capaci di sviscerarne pensieri, emozioni e sentimenti. Un viaggio nelle pieghe della malattia e della sofferenza, raccolto nel volume Della pazzia (M'Arte Edizioni, Milano 1977). Ai ritratti sono affiancati testi strettamente connessi al tema e selezionati per l’occasione dal catalogo della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino.
I volti dell'alienazione è aperta fino all'8 gennaio dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18 e il sabato dalle 10 alle 13 (dal 22 dicembre al 5 gennaio dalle 10 alle 13 e chiusa nei giorni festivi).
Nato a Vercelli nel 1924, Roberto Sambonet, esponente della storica famiglia fondatrice dell’omonima azienda leader nella produzione di posateria e articoli per la tavola, fu architetto, grafico, designer e pittore. Autore di alcuni “pezzi” esposti al MoMa di New York, unì all’attività di designer industriale quella di artista, partecipando con Cassinari, Morlotti e Treccani all’avventura del gruppo dei “Picassiani”. Tra il 1948 e il 1953 si trasferì in Brasile, periodo in cui pervenne all’essenzialità della linea, tratto fondamentale della sua opera.