Il 4 novembre, in apertura di seduta, il Consiglio regionale ha ricordato con un minuto di silenzio le vittime dell’evento alluvionale che, esattamente vent’anni fa, colpì in maniera ingente il Piemonte. La commemorazione è stata preceduta dal discorso del presidente del Consiglio regionale, Mauro Laus, che ha così ripercorso quei tragici eventi:
“Il 4 e 5 novembre di vent’anni or sono, il Piemonte fu colpito da una alluvione di dimensioni catastrofiche che causò la morte di 70 persone. Gli sfollati furono 2.226 e ripercussioni gravissime si ebbero a carico di edifici, infrastrutture e interi settori produttivi, con danni per miliardi di lire.
Nella tragedia furono coinvolti 780 comuni delle province di Cuneo, Asti e Alessandria, oltre che del Torinese e del Biellese.
I fiumi Po, Tanaro, Bormida, Belbo e alcuni loro affluenti - a causa delle forti piogge che interessarono tutta la nostra regione - sfondarono gli argini in più punti, provocando disastri di ogni sorta.
Il Piemonte, colpito da questi dolorosi eventi, ebbe modo di mettere in campo tutte le forze disponibili per ripartire. Con tenacia e con orgoglio iniziò da subito la ricostruzione, anche grazie alla buona volontà delle popolazioni e l’aiuto di migliaia di volontari giunti da tutta l’Italia.
In attesa di una prima stima dei danni fu immediatamente richiesta al Governo nazionale una decretazione d‘urgenza: una legge speciale per affrontare la gravità della situazione. La Camera dei Deputati, il 19 dicembre 1994, approvò il decreto legge n.691, recante misure urgenti per la ricostruzione e la ripresa delle attività produttive nelle zone colpite dalle eccezionali avversità atmosferiche e dagli eventi alluvionali.
Mentre torniamo con la mente ai ricordi di quei giorni difficili, il Piemonte sta vivendo una nuova allerta meteo e il piano di emergenza è già scattato. Nel 1994 non si parlava ancora di codici di gravità e di unità di crisi, come invece accade oggi, ma proprio a seguito di quegli eventi il Piemonte ha conosciuto il processo di realizzazione dell’attuale sistema di Protezione civile regionale, che comprende, tra l’altro, attività di previsione delle calamità per la difesa del suolo.
Passi avanti sono stati fatti nella direzione della sicurezza, ma non ancora abbastanza per permetterci di abbassare la guardia.
Ciò che è accaduto in Piemonte - non solo allora - e che, sfortunatamente, continua ad accadere anche in altre aree del territorio nazionale, deve spronare tutti noi verso una sempre maggiore consapevolezza del rischio idrogeologico, affinché si mettano in atto adeguate misure di prevenzione, tali da scongiurare eventi drammatici di così grave entità.
Nella ricorrenza di questo tragico anniversario, vogliamo ricordare coloro che hanno perso la vita e alle loro famiglie rivolgiamo, oggi come allora, un pensiero di vicinanza e di solidarietà.
Nell’occasione, desidero inoltre rinnovare il più caloroso ringraziamento agli operatori della Protezione Civile del Piemonte, delle Forze dell’Ordine, delle Forze Armate, del Corpo Forestale, dei Vigili del Fuoco, della Polizia Municipale, della Croce Rossa, nonché a tutti i volontari, che, senza risparmio di energie e con grande professionalità, si sono prodigati sul nostro territorio”.
Contemporaneamente, l’androne di Palazzo Lascaris ospita la mostra fotografica Un fiume di ricordi. L’alluvione del 4-5-6 novembre ‘94 nelle foto di allora, con le istantanee di dieci fotografi che all’epoca ritrassero direttamente quella funesta sciagura. L’esposizione sarà trasferita ad Alba dal 5 all’8 novembre e, fra novembre e dicembre, ad Asti, Alessandria, Castagnole delle Lanze, Farigliano, Pino d’Asti, Ceva e Lisio. Nel 2015 verrà esposta a San Sebastiano Po, Pray, San Martino Alfieri, Front, Diano d’Alba, Cortemilia, Centallo, Rivoli e Condove.
“Il 4 e 5 novembre di vent’anni or sono, il Piemonte fu colpito da una alluvione di dimensioni catastrofiche che causò la morte di 70 persone. Gli sfollati furono 2.226 e ripercussioni gravissime si ebbero a carico di edifici, infrastrutture e interi settori produttivi, con danni per miliardi di lire.
Nella tragedia furono coinvolti 780 comuni delle province di Cuneo, Asti e Alessandria, oltre che del Torinese e del Biellese.
I fiumi Po, Tanaro, Bormida, Belbo e alcuni loro affluenti - a causa delle forti piogge che interessarono tutta la nostra regione - sfondarono gli argini in più punti, provocando disastri di ogni sorta.
Il Piemonte, colpito da questi dolorosi eventi, ebbe modo di mettere in campo tutte le forze disponibili per ripartire. Con tenacia e con orgoglio iniziò da subito la ricostruzione, anche grazie alla buona volontà delle popolazioni e l’aiuto di migliaia di volontari giunti da tutta l’Italia.
In attesa di una prima stima dei danni fu immediatamente richiesta al Governo nazionale una decretazione d‘urgenza: una legge speciale per affrontare la gravità della situazione. La Camera dei Deputati, il 19 dicembre 1994, approvò il decreto legge n.691, recante misure urgenti per la ricostruzione e la ripresa delle attività produttive nelle zone colpite dalle eccezionali avversità atmosferiche e dagli eventi alluvionali.
Mentre torniamo con la mente ai ricordi di quei giorni difficili, il Piemonte sta vivendo una nuova allerta meteo e il piano di emergenza è già scattato. Nel 1994 non si parlava ancora di codici di gravità e di unità di crisi, come invece accade oggi, ma proprio a seguito di quegli eventi il Piemonte ha conosciuto il processo di realizzazione dell’attuale sistema di Protezione civile regionale, che comprende, tra l’altro, attività di previsione delle calamità per la difesa del suolo.
Passi avanti sono stati fatti nella direzione della sicurezza, ma non ancora abbastanza per permetterci di abbassare la guardia.
Ciò che è accaduto in Piemonte - non solo allora - e che, sfortunatamente, continua ad accadere anche in altre aree del territorio nazionale, deve spronare tutti noi verso una sempre maggiore consapevolezza del rischio idrogeologico, affinché si mettano in atto adeguate misure di prevenzione, tali da scongiurare eventi drammatici di così grave entità.
Nella ricorrenza di questo tragico anniversario, vogliamo ricordare coloro che hanno perso la vita e alle loro famiglie rivolgiamo, oggi come allora, un pensiero di vicinanza e di solidarietà.
Nell’occasione, desidero inoltre rinnovare il più caloroso ringraziamento agli operatori della Protezione Civile del Piemonte, delle Forze dell’Ordine, delle Forze Armate, del Corpo Forestale, dei Vigili del Fuoco, della Polizia Municipale, della Croce Rossa, nonché a tutti i volontari, che, senza risparmio di energie e con grande professionalità, si sono prodigati sul nostro territorio”.
Contemporaneamente, l’androne di Palazzo Lascaris ospita la mostra fotografica Un fiume di ricordi. L’alluvione del 4-5-6 novembre ‘94 nelle foto di allora, con le istantanee di dieci fotografi che all’epoca ritrassero direttamente quella funesta sciagura. L’esposizione sarà trasferita ad Alba dal 5 all’8 novembre e, fra novembre e dicembre, ad Asti, Alessandria, Castagnole delle Lanze, Farigliano, Pino d’Asti, Ceva e Lisio. Nel 2015 verrà esposta a San Sebastiano Po, Pray, San Martino Alfieri, Front, Diano d’Alba, Cortemilia, Centallo, Rivoli e Condove.
I fatti in breve
- Commemorate in Aula le vittime dell'alluvione del 1994, nel ventesimo anniversario.
- Il tragico evento causò la morte di 70 persone in Piemonte.
- Nell'androne di Palazzo Lascaris è esposta una mostra fotografica sull'alluvione che verrà proposta poi in numerosi Comuni piemontesi.
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