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Nel contesto delle iniziative assunte dal Consiglio regionale del Piemonte in occasione dello svolgimento del XXXI Salone del Libro l’Ufficio del Difensore civico ha organizzato un momento di riflessione  sul tema “Proposte per affrontare povertà e disagio sociale. L’attività della Difesa civica” cui sono intervenuti in qualità di relatori Pier Luigi Dovis, Direttore della Caritas Diocesana di Torino e Chiara Saraceno, docente di Sociologia della famiglia
Colgo l’occasione per ringraziare altresì la Funzionaria dott.ssa Emanuela Borzi cui si deve l’ideazione dell’evento.
Qui di seguito riporto il contenuto dell’intervento introduttivo con cui ho presentato l’iniziativa ed i relatori.
 
‘Ringrazio Chiara Saraceno e Pierluigi Dovis per avere donato all’Ufficio del Difensore Civico parte del loro tempo e la loro competenza sul tema della lotta alla povertà.
Gli ospiti sono illustri e non necessitano di presentazioni. Mi limito a rammentare quanto Chiara Saraceno, che è stata Docente di sociologia della famiglia presso la nostra facoltà di Scienze politiche ed è attualmente docente onorario al Collegio Carlo Alberto, abbia approfondito il tema di cui oggi parliamo, avendo anche partecipato ai lavori di due Commissioni governative chiamate ad affrontare la questione. (tra cui quella istituita, per la prima volta, nel 1985 e presieduta da Ermanno Gorrieri).
Pierluigi Dovis è direttore della Caritas di Torino ed anche delle Caritas del Piemonte e della Valle D’Aosta; anch’egli è un valoroso studioso ma porta anche l’esperienza, maturata sul campo come protagonista, in un contesto di rete coi soggetti pubblici, della lotta all’indigenza.
 
Perché l’Ufficio del Difensore Civico del Piemonte si occupa di lotta alla povertà? Il Difensore Civico Regionale -così si esprime l’art. 90 dello Statuto della Regione Piemonte- è Autorità indipendente che ha il compito di garantire imparzialità, trasparenza e buon andamento della azione amministrativa nell’interesse dei cittadini. Ed è nell’ambito della vigilanza sul buon andamento della attività dell’Amministrazione che si legittima la funzione di controllo riguardante l’erogazione dei servizi pubblici, in particolare quelli che riguardano il welfare.
Segnalo, ad abundantiam, che, nel contesto di una proposta di aggiornamento e revisione della legge istitutiva della Difesa civica in Piemonte formulata dall’Ufficio ed attualmente all’esame del nostro Consiglio regionale, è stata inserita una disposizione che affida al Difensore Civico il compito di intervenire per sollecitare il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti diritti civili e sociali.
Ma veniamo ora all’oggetto del nostro incontro: il tema delle misure di sostegno al reddito è stato, come tutti ricordiamo, oggetto di proposta e discussione nel corso della recentissima campagna elettorale.
Oggi i nostri Relatori lo affronteranno nei suoi profili più squisitamente tecnici, sulla scorta della loro preziosa esperienza.
Lo esamineranno, credo, muovendo anzitutto dal riconoscimento del legame che, particolarmente negli ultimi anni, è apparso immediatamente ravvisabile tra la negativa congiuntura economica e le povertà. A ciò si aggiunga che l’indigenza trova causa anche nella precarizzazione e nella inadeguatezza delle retribuzioni, come ci suggerisce uno degli ultimi lavori pubblicati da Chiara Saraceno, dedicato al fenomeno dell’aggravarsi della povertà in Europa negli anni della crisi, che si intitola Il lavoro non basta.
 
I nostri Relatori ci riferiranno delle luci e delle ombre rintracciabili nel recente intervento normativo (la legge è la 33 del marzo 2017) intitolato “Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei Servizi sociali”, tradotta in decreto delegato pubblicato lo scorso ottobre. Una riforma di grande importanza perché, per la prima volta, introduce una unica misura nazionale di contrasto alla povertà.
Nella legge si prevede una razionalizzazione delle prestazioni assistenziali esistenti e l’adozione di criteri unificati di valutazione della condizione economica dei soggetti beneficiari in base all’ISEE. Ed anche che il sostegno economico dovrà accompagnarsi ad un progetto personalizzato di reinserimento sociale e lavorativo delle famiglie che ne beneficiano: ciò nel solco del riconoscimento valoriale della centralità del lavoro che è rintracciabile nell’architettura della nostra carta costituzionale.
La nostra, stabilisce infatti l’art.1, è una Repubblica fondata sul lavoro; l’articolo 4, oltre a riconoscere il diritto al lavoro aggiunge che ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Un’espressione, quest’ultima, sintomatica di una piena adesione del Legislatore costituente ad una visione dei rapporti sociali ispirata all’etica del lavoro.
Per ottenere quanto serve a vivere felici bisogna far qualcosa che gli altri considerano importante e degno di una ricompensa: si tratta di un comandamento, forgiato fin dall’inizio dell’epoca moderna, che si proponeva, contemporaneamente, di inserire i poveri nella vita produttiva, sradicare la miseria e garantire la pace sociale[1]
Esso ispira, anche e soprattutto, la previsione dell’articolo 38 della Costituzione che per un verso circoscrive il diritto al mantenimento e all’assistenza sociale ai soli cittadini inabili al lavoro e, per altro verso, riconosce alla sola disoccupazione involontaria il carattere di presupposto per ottenere assistenza da parte dello stato.
Ecco perché anche la recente legge sul Reddito di inclusione prevede che l’erogazione economica (per ora purtroppo assolutamente minimale) sia accompagnata da un intervento dei servizi sociali indirizzato a promuovere la capacitazione delle famiglie beneficiarie
Un intervento, questo della legge di contrasto alla povertà, che, a partire dal 1’ luglio prossimo, riguarderà tutte le famiglie in povertà assoluta e non solo quelle in cui siano presenti minori o disabili, finalmente collocando l’erogazione in un’ottica universale anziché frammentata.
I problemi da affrontare in sede applicativa, soprattutto per quanto riguarda l’effettività dell’aiuto alla ricerca di un lavoro, saranno molti. Per tentare di affrontarli al meglio la discussione non può che muovere dalle riflessioni di chi di questi temi è esperto, riflessioni che saranno di preziosissimo aiuto all’Ufficio del Difensore civico nella sua attività di vigilanza’.
 
Colgo l’occasione per inviare a tutti Voi i miei migliori saluti.
 

                                                                                               Il Difensore Civico

                                                                                                Augusto Fierro
 

[1] Zygmunt Barman, Le nuove povertà, Introduzione. Secondo l’autore quella visione dei rapporti sociali è ormai superata ed oggi andrebbe sostituita da un nuovo punto di vista che consenta di fornire all’etica del lavoro il più consono significato di etica dell’operosità, costituendo essa una predisposizione naturale per la nostra specie ed apparendo avvilente supporre che un cartellino del prezzo sia l’elemento che distingue la solerzia dall’indolenza.
 

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