Gentili iscritte ed iscritti al servizio di newsletter del Difensore Civico,
Lo scorso 15 marzo si é svolto a Palazzo Lascaris l’evento formativo a cadenza annuale rivolto a studenti di scuole medie superiori del Piemonte intitolato “Ragazzi in aula”.
Trascrivo qui di seguito il testo dell’intervento che ho svolto in questa occasione che, per il suo contenuto di valenza generale, mi sembra possa incontrare il vostro interesse.
“Lo Statuto della nostra Regione assegna al Difensore civico il compito di garantire imparzialità, buon andamento e trasparenza dell’azione amministrativa.
Dopo i primi tre anni di esperienza nella carica mi sono convinto che più opportuna a definire l’attività dell’ombudsman italiano potrebbe essere, anziché l’espressione garantire quella del sollecitare, sollecitare legalità, sollecitare diritti ma anche doveri, quei doveri che troppo spesso vedo sottodimensionati (quando non del tutto dimenticati) nell’immaginario collettivo e, molte volte, nella cultura di chi si rivolge all’Ufficio
Ecco perché mi fa piacere essere stato interpellato in questa occasione.
L’iniziativa di Voi studenti del Liceo Amaldi di Novi Ligure mette al centro dell’attenzione il tema della solidarietà che è fondamentale per comprendere l’origine ed il significato dello spettro di doveri consacrato nella nostra carta costituzionale.
Proprio l’altro ieri il Presidente Mattarella, cui credo debba andare la riconoscenza di tutti noi per come, l’anno scorso, ha saputo gestire una delle più difficili crisi politiche della nostra storia repubblicana, forse la più difficile, nell’assegnare i premi a ventinove giovanissimi nominati Alfieri della Repubblica, ha rammentato che la solidarietà è l’impalcatura della convivenza sociale e che il nostro paese non resterebbe in piedi senza questa impalcatura.
Opportuno, a questo punto, domandarci quale sia la nozione di solidarietà cui ci stiamo riferendo.
La solidarietà è un moto dell’anima che scaturisce dall’ empatia, dalla condivisione emotiva e molto ha a che fare con le attitudini di ciascuno di noi: chi riesce ad indossare i panni dell’altro ed evita di trattare l’altro come lui stesso non vorrebbe essere trattato metterà la solidarietà al primo posto, chi invece si emoziona, ad esempio, solo per l’andamento delle proprie entrate economiche, ben difficilmente riuscirà a provare spontaneamente empatia o compassione.
Tutto ciò, ed anche i meccanismi biologici che inducono alla solidarietà, è studiato dalla psicologia sociale.
Tenuto conto del fatto che la ragione per cui oggi sono con voi discende da mio ruolo istituzionale cui prima accennavo mi pare però opportuno lasciare da parte la psicologia (che pure è materia appassionante) e riferirmi alla solidarietà così come è inquadrata dall’articolo 2 della nostra Costituzione che riconosce in questo valore una capacità di sintesi delle esigenze della convivenza sociale da cui scaturiscono le diverse previsioni di doveri inderogabili contemplate nella Carta fondamentale.
‘La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale’.
La norma stabilisce un collegamento cruciale tra i diritti qualificati come inviolabili (non tutti, solo quelli definiti tali, quindi, libertà personale, domicilio, libertà e segretezza della corrispondenza, il diritto di difesa nel processo) ed i doveri definiti come inderogabili, tutti collegati dal minimo comune denominatore della solidarietà, sia essa politica che economica che sociale.
Questi doveri sono sparsi nel testo della nostra Costituzione:
art 52), difendere la patria (dunque oggi, a seguito dei trattati con cui ci siamo impegnati e che hanno rilievo costituzionale, la patria europea e non solo quella italiana), augurandoci che ciò mai debba accadere,
art. 54) essere fedeli alla repubblica ed osservarne le leggi perché in ciò si fonda la cittadinanza. Sempre più frequentemente assistiamo purtroppo alla rivendicazione di un diritto alla disobbedienza: eppure non solo esso non esiste ma è vero il contrario, vi un dovere di osservare le leggi dello stato anche quando non le condividiamo; possiamo adoperarci per modificarle ma finché esse sono vigenti dobbiamo obbedire (questo è ciò che ho rammentato, ad esempio ad alcuni genitori no vax che si erano rivolti al Difensore civico per trovare conforto alle proprie pretese e che, successivamente, hanno visto bocciare la rivendicazione alla disobbedienza anche dal Tribunale amministrativo regionale).
art 48) esercitare il voto (perché - come ci ha spiegato la Corte costituzionale - si tratta di una funzione di interesse pubblico che attiene all’esercizio della sovranità che l’articolo 1 dichiara appartenere al popolo) e il non voto, in democrazia, è fattore distruttivo dell’essenza del nostro vivere associati
art 53) concorrere alle spese pubbliche pagando le imposte, perché l’interesse fiscale dello stato attiene al regolare funzionamento dei servizi necessari alla vita della comunità e dunque ne condiziona l’esistenza
Ve ne sono altri ma ragioni di tempo mi impongono di fermarmi qui, segnaladovi la mia personale gratitudine per la vostra iniziativa di solidarietà concreta, di cui condivido sia il significato giuridico che quello emozionale”.
Colgo l’occasione per inviare i miei più cordiali saluti, unitamente a quelli dei Collaboratori tutti.