La drammatica, quanto inaspettata, emergenza che stiamo affrontando come Nazione e come singoli cittadini non può che stimolare, in un organo di garanzia dei diritti dei cittadini quale è, nella buona sostanza, il Difensore civico, un interrogativo su di un possibile conflitto tra i molteplici provvedimenti assunti dal Governo per fronteggiare l’evolversi della situazione epidemiologica del corona virus e norme di rango costituzionale.
Mi riferisco, particolarmente, ai Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 e dell’11 marzo scorsi, nella parte in cui prevedono significative limitazioni alla libertà di circolazione, a quella di riunione ed alla iniziativa economica (articoli 16, 17 e 41 Costituzione): si tratta di previsioni i cui contenuti (destinati, probabilmente, ad un’evoluzione ancor più restrittiva) mi pare ultroneo elencare, essendo essi ben conosciuti da tutti noi che, in questi giorni, li stiamo inverando con i nostri comportamenti.
Ben difficilmente potrebbe sostenersi che le norme adottate dal Governo, con assoluta tempestività, non si pongano in contrasto con alcuni principi di libertà consacrati dalla nostra Legge fondamentale: occorre, d’altro canto e precipuamente, segnalare che esse appaiono tutte connotate dalla onerosa esigenza di corrispondere, con la massima efficacia, alla previsione contenuta nell’articolo 32 della Costituzione che iscrive la tutela della salute dei cittadini nel novero dei diritti fondamentali di ciascun individuo, segnalandone, al contempo, l’imprescindibile rilievo che esso assume in funzione dell’interesse della collettività.
Mai, come in questo momento, il senso di una tale formulazione normativa, è apparso più calzante rispetto ad un evento, quello della pandemia, che è in grado di aggredire la salute (e la vita) di ciascuno di noi e che, in assenza (almeno per ora) di un farmaco in grado di abbattere l’aggressività del virus, può essere sconfitto solo a condizione della messa in campo di una prevenzione del contagio connotata da un’adesione, fattiva e collaborante, da parte di ciascun individuo.
Dunque il Governo ha agito nel rispetto delle proprie prerogative, assegnando ad esso l’articolo 77 della Costituzione il potere ed il dovere di agire con tempestività in casi straordinari di necessità ed urgenza. Ha inoltre operato encomiabilmente, laddove ha provveduto ad un accorto bilanciamento tra i valori costituzionali, dando la precedenza alla tutela della salute e sacrificando, nella misura minima possibile, la libera autodeterminazione individuale.
Le scelte operate dal Governo potranno però rivelarsi efficaci solo con il nostro impegno.
Ha osservato nei giorni scorsi Nadia Urbinati, autorevole studiosa di Teoria politica, che il ruolo della responsabilità di ciascuno di noi nel dare efficacia alle previsioni normative dettate dall’emergenza è insostituibile. “. . . non ci sono scorciatoie. Siamo noi la prima autorità emergenziale. . . dobbiamo noi cittadini essere in grado di risolvere questo problema. . . nessuna norma, anche la più severa può essere efficace senza il volontario impegno di ciascuno e di tutti”
Si tratta di un’analisi pienamente condivisa da chi scrive: peraltro non è solo con riferimento all’emergenza in essere che una siffatta visione della responsabilità collettiva può e deve ispirare i comportamenti di ciascuno di noi.
Ce lo rammentano i principi fondamentali della nostra Carta e, particolarmente, il disposto dell’articolo 2 che, nel garantire i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo che nelle formazioni sociali, ci rammenta il nostro obbligo di adempimento degli inderogabili doveri di solidarietà. La nostra convivenza civile è fondata sullo scambio: il legame tra Stato e cittadini passa attraverso un impegno reciproco, da un lato quello dello Stato a riconoscere che esistono diritti inviolabili, dall’altro quello dei cittadini ad agire tenendo conto della inderogabilità dei propri doveri.
Doveri tra quali si colloca al primo posto, nell’emergenza attuale, quello di rispettare le prescrizioni sul come attuare misure di distanziamento sociale, indispensabili a prevenire la diffusione del contagio.
Come in più occasioni ci ha ricordato il Presidente Mattarella, la solidarietà e la condivisione dei valori fondamentali della nostra convivenza, sono le risorse più rilevanti per alimentare la nostra coscienza civica: ad esse possiamo affidarci oggi, nell’auspicio che il nostro agire possa avere la meglio sul pericolo che ci minaccia.
Con spirito di solidarietà Vi porgo i migliori saluti, rinnovando la raccomandazione al rispetto, rigoroso e convinto, delle prescrizioni deliberate dal Governo a tutela della nostra salute.