nel pubblicare la Relazione annuale dell’Ufficio del Difensore civico regionale del Piemonte, già trasmessa ai Presidenti della Giunta e del Consiglio Regionali, non posso fare a meno di evidenziare come alcuni dei temi in essa trattati risultino, purtroppo, straordinariamente attuali alla luce dell’emergenza epidemiologica in corso e delle sue molteplici ricadute nell’esperienza di vita di ciascuno.
Mi riferisco soprattutto al come, con quali strumenti e quali prospettive vengono affrontate le problematiche sociali della vecchiaia avanzata: tema che si è cercato di diffusamente discutere nella Relazione.
Le esigenze di cura e di assistenza, si è evidenziato, hanno ormai soppiantato ogni altra modalità di approccio al tema della vecchiaia e della fragilità ad essa conseguente, inducendoci a trascurare i valori insiti nell’esperienza e nella saggezza di chi ha vissuto a lungo.
La vecchiaia, nella nostra società, è considerata alla stregua di una disabilità e come tale viene affrontata: i nostri veterani della vita, in troppi casi, vengono istituzionalizzati al dichiarato scopo di proteggerli, anche quando tale condizione sia da essi vissuta come insopportabile. Dall’internamento infatti consegue, quasi inesorabilmente, una condizione di irreversibile deprivazione di dignità e di libertà: una condizione che, con insuperata efficacia, fu descritta, ormai sessant’anni or sono, da Erving Goffman in Asylums.
Il corona virus, con la sua capacità di approfittare proprio dei luoghi dell’istituzionalizzazione per maggiormente diffondersi, ci ha mostrato quanto essi possano, da un giorno all’altro, diventare inaccettabile concentrato di morte da contagio: con ciò esibendo, iconoclasticamente, la fallacia dell’idea che in un istituzione totale, quale è una casa di riposo, si possa meglio proteggere la salute degli internati.
Sulla scorta di questa constatazione mi permetto di raccomandare la lettura dei paragrafi dedicati all’allungamento dell’aspettativa di vita ed alle fragilità cognitive, alle cure domiciliari, alla critica del regime di istituzionalizzazione e ad una possibile “terza via”.
Il cuore della Relazione relativa all’attività svolta nell’anno 2019 è però dedicato al tema delle auspicabili iniziative di contrasto all’odioso, quanto inaccettabile, fenomeno dell’utilizzo della contenzione meccanica nei luoghi di cura ed assistenza destinati ai “fragili”: nelle pagine da 112 a 129 potrete trovare i risultati dell’indagine svolta dall’Ufficio e le proposte che si sono formulate all’attenzione delle Autorità di Governo regionale sulla scorta della disposizione normativa regionale, recentemente approvata, che ha stabilito: “In materia sanitaria il Difensore civico ha facoltà di visita nelle strutture sanitarie afferenti al sistema sanitario nazionale e in quelle private in regime di convenzione inserite nel territorio regionale con lo scopo di vigilare su eventuali violazioni della dignità della persona con riferimento a soggetti ivi ricoverati.”
Altro tema su cui si sofferma la Relazione è quello dell’attività svolta dall’Ufficio per contrastare qualsivoglia iniziativa discriminatoria, diretta od indiretta, che venga posta in essere nella nostra Regione da parte della Pubblica Amministrazione.
Sotto questo profilo segnalo, per il suo rilievo, l’intervento dell’Ufficio (di cui si da conto alle pagine 230 e seguenti) con cui si è raccomandato al Consiglio regionale, considerata la irragionevolezza della previsione che ha introdotto il requisito di uno status di “impossidenza planetaria” quale condizione per l’accesso all’edilizia residenziale pubblica, di provvedere ad una modifica della correlativa disposizione normativa.
Con i migliori saluti.