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Tascabili


Uno spazio per i Giovani

PRESENTAZIONE
La Consulta regionale dei Giovani ha inteso con la ricerca La Produzione legislativa per il mondo giovanile, svolta nel 1999 dall'Istituto Ricerche Economico Sociali del Piemonte, rispondere ad una concreta domanda d'informazione proveniente dal mondo giovanile.
Le opportunità offerte dalla legislazione europea, nazionale e regionale sono infatti poco conosciute dai giovani che, molto spesso, non conoscono neppure i canali a cui è possibile accedere per informarsi. E si è riscontrato che le difficoltà d'accesso diventano più ardue quando, deciso di attivarsi, si passa alla stesura delle domande, alla presentazione della documentazione ed alla individuazione dell'ufficio a cui rivolgersi.
Per diffondere le informazioni raccolte è stato realizzato questo tascabile e un CD interattivo, che si può consultare presso gli uffici Informagiovani del Piemonte e in Internet sul sito della Consulta regionale all'indirizzo www.consiglioregionale.piemonte.it/organismi.
Proprio perché rivolta ad un pubblico che ha, ed avrà sempre più, come modello relazionale l'interattività, la ricerca non si limita ad una mera elencazione delle leggi, ma attraverso i rimandi ai diversi siti web intende stimolare i fruitori ad attivarsi autonomamente per seguire l'evoluzione dei provvedimenti legislativi di loro interesse.
Anche con questa iniziativa la Consulta ritiene di aver contribuito ad avvicinare alle istituzioni le giovani generazioni.

Ufficio di Presidenza della Consulta regionale Giovani
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LA RICERCA LEGISLATIVA
Obiettivo dell'incarico affidato all'IRES dalla Consulta regionale dei Giovani è stato di esplorare la produzione legislativa regionale, nazionale e comunitaria avente per oggetto il mondo giovanile, per portare a conoscenza dell'utenza l'entità dei fondi esplicitamente destinati ai giovani e dei fondi che, pur non avendo l'universo giovanile quale referente principale, hanno ricadute a favore delle fasce giovanili.
A fronte di una ricerca a livello regionale, nazionale e comunitario, abbiamo ritenuto altresì importante conoscere il ruolo della Unione europea nello sviluppo di politiche per le giovani generazioni e capire attraverso quali strutture e con quali modelli istituzionali gli Stati membri dell'Unione realizzano politiche giovanili.
Abbiamo quindi esaminato la situazione italiana e analizzato la proposta di legge presentata a luglio 1999 sulla prima legge quadro a favore dei giovani.
Identificato il target di riferimento attuale e futuro, ci siamo posti il problema di definire, sulla base delle indicazioni provenienti dall'ambito legislativo, la dizione "mondo giovanile", "universo giovanile", quindi "giovane".
Chi si intende "giovane" oggi nella produzione legislativa regionale e nazionale?
In base alle leggi analizzate, risulta giovane una persona di età compresa nella fascia 18-30 anni, anche se, in realtà, per alcune leggi, il limite superiore della fascia si innalza a 35 anni per arrivare, in alcuni casi, fino a 40 anni. Il limite superiore della fascia aumenta in base all'anno di entrata in vigore della legge: se nel 1977 una persona di 35 anni non era più considerata giovane per la possibilità di ricevere finanziamenti e contributi, oggi, alla medesima età, si ha ancora la possibilità di richiedere agevolazioni.
La variabile età è stata pertanto il primo filtro attraverso il quale sono state analizzate le leggi. In realtà, nella produzione legislativa, spesse volte l'età non viene indicata: è chiaro che, in questi casi, anche un giovane può essere il potenziale beneficiario di una legge, ma, in base alle indicazioni fornite dalla Consulta, leggi così generali non sono state prese in considerazione.
Sono invece state esaminate quelle leggi che, pur non avendo come destinatari primi i giovani, pongono in essere iniziative ed interventi a loro favore. Per queste leggi, i giovani non risultano interlocutori diretti: appaiono piuttosto come oggetto di attenzione e quindi risultano essere beneficiari poiché fruiscono di prodotti realizzati da terzi, attraverso strumenti (finanziamenti, contributi) stanziati dalla legge.
Preso atto della fascia di popolazione cui la produzione legislativa si riferisce, sia direttamente che indirettamente, il passo successivo è stato quello di analizzare i dati demografici per capire l'andamento della nostra regione e quindi della popolazione potenzialmente interessata alle leggi oggetto dell'indagine.
Per ogni legge in vigore, è stata successivamente predisposta una scheda, nella quale sono stati riportati, in modo schematico e omogeneo per consentire un confronto immediato, gli articoli di interesse per i giovani, i referenti istituzionali e, laddove possibile, i soggetti a cui è stata affidata l'attuazione della legge.
A livello regionale, dal punto di vista cronologico, si osserva che le prime leggi esaminate (anni '70) hanno soprattutto carattere informativo relativamente ad aspetti culturali legati alla Regione e allo sviluppo del senso di appartenenza al nostro territorio.
E' tuttavia del 1977 la prima legge che prevede degli incentivi attraverso l'erogazione di premi di insediamento a favore di giovani agricoltori.
La prima legge che disciplina le attività di formazione professionale è del 1980.
Bisogna aspettare il 1984 per la prima legge operativa che prevede interventi per l'inserimento qualificato di giovani disoccupati o di lavoratori in cassa integrazione o di ex-dipendenti di aziende in crisi in cooperative già formate o di nuova costituzione.
Da allora c'è stata negli anni un'alternanza tra leggi a favore dell'agricoltura per limitare l'abbandono delle aree rurali e leggi a favore del lavoro autonomo e di agevolazione alle imprese per cercare di combattere la disoccupazione.
Solo nel 1995 viene emanata la prima legge regionale interamente dedicata al coordinamento e al sostegno delle attività a favore dei giovani: la Regione decide di favorire la realizzazione di iniziative degli Enti locali e dell'associazionismo giovanile, coordinandone gli interventi diretti o indiretti nei campi economico, sociale e culturale.
E' dello stesso anno l'emanazione della legge che disciplina le attività di formazione e orientamento professionale.
Le parole chiave sembrano quindi essere da un lato sviluppo rurale e, conseguentemente, sviluppo del territorio, dall'altro maggiore qualificazione per i giovani, per affrontare al meglio la competizione sul mercato, ormai introdotta dalla globalizzazione.
Anche per il futuro la sfida è ormai posta sul piano della qualificazione: l'ultimo documento di programmazione del Fondo Sociale Europeo 1997-1999 lo dimostra, ma ancor di più questa necessità è stata manifestata nel Programma Operativo Regionale 2000-2006.
L'analisi della realtà e le proiezioni demografiche sembrano dunque far capovolgere la situazione: infatti il mercato del lavoro pare far tendere la questione da scarsi posti di lavoro per i giovani a giovani per un posto di lavoro.
Per poter far fronte ad un cambiamento così radicale, che rompe un equilibrio ormai quasi consolidato, diventa necessario essere preparati e qualificati in modo da affrontare, con le competenze necessarie, le sfide che le nuove tecnologie ed un mercato in così rapida evoluzione impongono.
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L'UNIONE EUROPEA PER I GIOVANI
Convinzione unanime dei governi europei è quella che la principale fonte di soluzione sia un'azione globale di politica a favore dei giovani, che promuova le attività extra scolastiche, la formazione professionale, le campagne di sensibilizzazione e informazione, l'incentivazione degli scambi giovanili, l'assistenza dei giovani in difficoltà.
Molti Stati individuano nell'estensione e nel potenziamento delle strutture e degli organismi giovanili decentrati, una chiave di risoluzione e di prevenzione di diversi problemi.
Lo sviluppo delle politiche, l'azione di cooperazione tra strutture istituzionali e rappresentanti delle politiche giovanili a livello centrale e locale trova, generalmente, una sua base normativa che disciplina modalità e aree di intervento.
Si tratta in genere di una legislazione in positivo, che individua modalità per sviluppare forme di autonomia (prestiti d'onore, affitti facilitati, borse di studio), creatività e produzione culturale, prevedendo forme di decentramento e di finanziamento e soprattutto un approccio integrato, multisettoriale ai bisogni dell'utente giovane.
Nei diversi Paesi della Unione europea le associazioni giovanili e le organizzazioni volontarie dei giovani svolgono un ruolo di primo piano, caratterizzato da un forte coinvolgimento negli interventi promossi dalle strutture centrali e locali demandate allo sviluppo di piani per i giovani.
Un risultato che è anche il frutto della azione dell'Unione europea che dalla fine degli anni '80 manifesta un aumento d'interesse nei confronti delle politiche giovanili grazie all'impegno della task-force "Risorse umane, istruzione, formazione e gioventù".
Questa attenzione si concretizza, in una prima fase, in interventi a favore della transizione scuola - lavoro, della formazione ed occupazione e, successivamente, nella promozione di azioni fondate su un approccio globale ed integrato delle politiche giovanili (sessualità, problemi della casa, autonomia, tempo libero, vita associativa, scambi di volontariato, eccetera).
La Comunità europea, inoltre, si avvale di una struttura di rappresentanza giovanile, il "Forum dei giovani", come strumento che dà voce alle richieste dell'associazionismo giovanile nel suo complesso.
I diversi Consigli dei giovani presenti nei Paesi europei, inviano, infatti, loro rappresentanti al Forum giovani della Unione europea, che svolge un ruolo consultivo-propositivo a livello comunitario in materia di politiche giovanili.
Il nodo della partecipazione giovanile appare, oggi, un elemento centrale e vitale per qualsiasi intervento di costruzione di un nuovo assetto dello Stato sociale; un ruolo che è stato ribadito con forza alla Conferenza dei Ministri della gioventù tenutasi a Corke nel 1996.
"Partecipazione" significa coinvolgimento del soggetto giovane, nelle istituzioni politiche e sociali e nelle diverse organizzazioni, incluse quelle decisionali. Su questa linea si muove l'Unione europea che nella risoluzione "Politiche comunitarie e loro impatto sui giovani" (1991) e nel III Programma Gioventù per l'Europa adottato dal Parlamento e dal Consiglio europeo nel 1995, raccomanda di:
- incoraggiare la presenza di rappresentanti giovanili, come parte attiva delle diverse istituzioni;
- sviluppare l'indipendenza la imprenditorialità, la creatività a livello sociale, culturale ed ambientale;
- promuovere forme di lotta alla esclusione, incluse la lotta al razzismo e alla xenofobia, mediante misure socio-educative condotte per i giovani e con i giovani;
- incoraggiare la popolazione giovanile ad essere parte attiva nelle associazioni ed organizzazioni non-profit.
Le nuove forme di partecipazione devono trovare nei livelli locali e regionali il loro luogo privilegiato di partecipazione attiva e critica, la sola che consente di costruire e agire una "cittadinanza attiva".
La partecipazione alla vita sociale trova, infatti, nelle realtà locali il suo primo e più concreto momento di espressione.
Nel 1991 il Congresso europeo delle autorità locali e regionali ha adottato una "Carta per la partecipazione dei giovani alla vita delle città e delle regioni" che prospetta quattro tipologie di interventi:
1. la creazione di centri di informazione e banche dati per i giovani;
2. la rappresentanza di giovani all'interno di istituzioni locali e regionali;
3. la creazione di strutture di cogestione di progetti;
4. la creazione di strutture di consultazione.
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LE POLITICHE GIOVANILI NEGLI STATI DELL'UNIONE
Nei diversi Paesi membri della Unione europea i mutamenti strutturali in atto hanno determinato un'attenzione nei confronti delle politiche della gioventù, attivando strutture ed organismi ad esse dedicati e sviluppando forme di cooperazione tra strutture pubbliche centrali, locali ed organizzazioni giovanili.
Un'indagine comparativa delle strutture e delle attività realizzate dai Paesi europei in campo giovanile, dimostra come non sia possibile configurare una tendenza unitaria nell'attuazione ed organizzazione di tale politica.
Una serie di mutamenti strutturali della società ha determinato una sempre maggiore attenzione da parte dei diversi governi nazionali alle politiche della gioventù. Queste sono considerate fonte e strumento indispensabile di crescita culturale, sociale, economica e professionale.
Sebbene influenzate da una serie di fattori - demografici, storici, sociali, culturali - che le caratterizzano e le differenziano da Paese a Paese, è possibile individuare due modelli predominanti attorno ai quali si sviluppano le politiche della gioventù in Europa.
Da una parte, un gruppo di Stati in cui le azioni relative ai giovani sono considerate come una funzione sociale e, quindi, di competenza delle associazioni e dei gruppi privati. In tale contesto le politiche a favore dei giovani competono, in primo luogo, all'iniziativa privata ed il ruolo dello Stato appare abbastanza circoscritto.
La struttura amministrativa centrale - che si occupa dei giovani - non è un organismo autonomo, ma un Dipartimento o una Direzione dipendente da un Ministero. Pertanto, questo non si interessa direttamente alle politiche ma svolge una funzione essenziale di coordinamento e di sostegno delle altre strutture esistenti.
Diversa è la collocazione dei Paesi che, pur riconoscendo al movimento associativo una partnership notevole, conferiscono allo Stato e alle amministrazioni pubbliche una funzione preponderante nelle politiche della gioventù.
In questi casi, l'organismo statale competente è, quasi sempre, un Ministero dei giovani o un Istituto che, seppur collegato con un Ministero, dispone di una vasta autonomia d'azione.
Un altro aspetto di differenziazione riguarda l'organizzazione delle politiche giovanili a livello decentrato. Se, infatti, il primo grado di amministrazione locale - il Comune - presenta la medesima struttura ovunque, in alcuni Paesi il secondo grado di amministrazione locale - la Regione - non è sufficientemente sviluppato. E' il caso della Grecia, dell'Irlanda, del Portogallo e del Lussemburgo, dove le politiche sono, quindi, per lo più statali.
In altri Paesi, al contrario, l'assetto regionale o federale dello Stato corrisponde a differenze etniche e linguistiche.
L'amministrazione regionale ha, quindi, una maggiore autonomia di azione e svolge un ruolo principale nella attuazione delle politiche giovanili. Il governo centrale riveste una funzione di coordinamento e di supervisione nell'azione generale rivolta ai giovani. E' il caso dell'Austria, della Germania, del Regno Unito, della Spagna e del Belgio: in quest'ultimo Stato, ciascuna delle diverse comunità di lingua francese, tedesca e fiamminga ha un proprio piano della gioventù.
Una delle caratteristiche comuni a quasi tutte le realtà è la presenza di strutture consultive e di coordinamento - governative o non governative - in cui sono rappresentate le associazioni giovanili e i vari Dipartimenti ministeriali che si occupano di gioventù.
Finalità principale di questi Consigli o Comitati della gioventù è garantire una partecipazione attiva dei giovani alla definizione dei provvedimenti che li riguardano, e armonizzare gli interventi dei diversi settori dello Stato in direzione del mondo giovanile.
Il quadro europeo delle politiche per la gioventù è pertanto riconducibile a tre tipologie:
1. modelli ministeriali in cui gli organismi istituzionali competenti a livello nazionale sono appunto Ministeri e/o Direzioni generali (Francia, Germania);
2. modelli di agenzie in cui le competenze istituzionali sono prevalentemente affidate ad istituti o organismi che dispongono di proprie autonomie di funzioni (Spagna);
3. modelli misti in cui l'attività di organismi governativi si accompagna alla creazione di agenzie con una propria autonomia di funzione (Portogallo e Regno Unito).
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Austria
L'Austria presenta una struttura dello Stato di tipo federale, le competenze per la tutela legale di minori e adolescenti sono, quindi, suddivise tra il Governo e le Province Federali.
Nel sistema federale, le responsabilità in materia di politiche giovanili, a livello di governo centrale, sono affidate al Ministero dell'Ambiente, Giovani e Affari Familiari. Anche le Province possono sostenere le associazioni.
Le associazioni hanno un ruolo di primo piano soprattutto nella promozione delle attività extrascolastiche. Le associazioni di volontari per essere riconosciute devono essere non profit e presentare un progetto sui giovani, uno statuto e un piano finanziario che devono essere esaminati dal Ministero.
Le organizzazioni più importanti sono riunite nel Consiglio Federale dei giovani che si preoccupa del finanziamento delle associazioni stesse ed offre una rete di servizi per i giovani.
Gli scambi giovanili sono promossi dall'Agenzia Nazionale "Interkultureles Zentrun".
Ogni anno i politici incontrano i rappresentanti dei giovani nel "Parlamento degli alunni e degli apprendisti".
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Belgio
Le politiche giovanili in Belgio rientrano nella suddivisione di competenze fra tre diverse comunità di lingua francese, tedesca e fiamminga.
La realizzazione delle azioni a favore dei giovani presenta differenze tra le tre comunità. Un tratto comune è dato, però, dal ruolo di primo piano che le associazioni giovanili e del volontariato occupano nel quadro generale delle politiche per i giovani.
Riconoscendo all'associazionismo giovanile una posizione quasi istituzionale, la pubblica amministrazione garantisce alle organizzazioni volontarie il sostegno finanziario necessario e delega loro gran parte delle responsabilità in materia di gioventù.
Comunità Fiamminga. Le politiche della gioventù sono affidate a livello governativo al Dipartimento del Benessere, della Salute Pubblica e della Cultura, da cui dipende la Direzione della Gioventù, che riconosce, finanzia e coordina le attività delle associazioni e delle organizzazioni giovanili.
Le competenze relative al settore informazione dei giovani sono affidate alla amministrazione Affari Sociali e Familiari.
Comunità Francese. Le competenze per le politiche giovanili sono ripartite fra la Direzione generale degli affari sociali e la Direzione generale della cultura e della comunicazione. Collegata a questa è la Direzione dell'amministrazione della gioventù e dell'educazione permanente da cui dipendono il servizio della gioventù, della formazione di animatori, e dell'educazione permanente.
I centri di informazione dei giovani riconosciuti dal Ministero sono raggruppati in una federazione. Non esiste una struttura che attui il coordinamento intersettoriale delle attività a favore della gioventù.
Comunità Tedesca. Il Dipartimento della cultura - che dipende dal Ministero della cultura - è competente in materia di politiche giovanili. Le associazioni della gioventù riconosciute rivestono un ruolo di rilievo e sono coordinate all'interno del Consiglio di Gioventù di lingua tedesca. L'informazione è gestita attraverso Centro di informazione polivalente riconosciuto e parzialmente finanziato dal Dipartimento della cultura.
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Danimarca
Le politiche giovanili in Danimarca non sono affidate ad un Ministero o ad un istituto specializzato. Le varie forme di attività nel settore giovanile rientrano nel Folkeoplysning, ovvero nell'insieme di attività socio culturali che si sviluppano parallelamente al sistema d'istruzione ufficiale.
Gran parte delle azioni a favore dei giovani è di competenza del Ministero dell'Istruzione da cui dipende il Dipartimento della "Folkeoplysning", cui spetta la responsabilità della legislazione relativa al finanziamento delle associazioni e organizzazioni giovanili ela rappresentanza del governo danese presso gli organismi internazionali.
In Danimarca non esiste una struttura interministeriale di coordinamento delle attività in campo giovanile: tale funzione viene in parte svolta dal Consiglio nazionale della gioventù - dipendente dal Ministero dell'Istruzione - che comprende tutte le associazioni di giovani ed è rappresentato nella maggior parte dei comitati governativi che si occupano dei problemi giovanili. Questo organismo provvede anche al finanziamento delle associazioni.
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Francia
Il Ministero della Gioventù e dello Sport è l'istituzione competente in materia di politiche giovanili. Collegata al Ministero è la Direzione della gioventù e della vita associativa, che svolge, attraverso una rete di 25 direzioni regionali e 7000 agenti, un ruolo fondamentale nella realizzazione e diffusione dei programmi per i giovani. Tuttavia, in questa materia sono competenti anche altri Ministeri: Istruzione, Affari Sociali, Aree Urbane, Lavoro ed Interno.
Questi dicasteri spesso gestiscono servizi decentrati, a livello regionale e locale che sono incaricati di sviluppare programmi di azione a favore dei giovani.
La struttura dell'informazione dei giovani dispone in Francia di una vasta rete di riferimento.
Il coordinamento intersettoriale degli interventi realizzati dai vari Ministeri è affidato al Comitato Interministeriale della gioventù ed alla Delegazione Interministeriale della gioventù.
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Germania
La stretta collaborazione in cui operano associazioni giovanili e organizzazioni statutarie è uno dei tratti caratteristici delle politiche della gioventù attuate in Germania. E' lo Stato che finanzia le organizzazioni volontarie, per la realizzazione di una politica che assicuri ai giovani una piena integrazione sociale e una effettiva crescita culturale. Le organizzazioni non governative operano, dunque, in un rapporto di partnership con lo Stato.
La legge sui servizi a favore dei bambini e dei giovani, dispone una ripartizione delle politiche giovanili tra Comuni, Regioni e Governo centrale.
A livello nazionale è competente il Ministero per i giovani, che presenta proposte, fornisce appoggio alle attività di portata sovraregionale, e svolge una funzione d'indirizzo e coordinamento delle politiche regionali.
A livello decentrato i Consigli regionali e municipali della gioventù coordinano il lavoro delle associazioni giovanili.
Organi di coordinamento e consulenza operano ad ogni livello dell'organizzazione statale : Per quanto riguarda l'informazione dei giovani sono molti i centri informativi presenti sul territorio. Manca, tuttavia, una struttura che ne coordini l'attività.
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Grecia
Le politiche giovanili competono al Ministero dell'Istruzione da cui dipende la Segreteria generale della gioventù, che coopera con gli altri dipartimenti ministeriali, e sta perfezionando una serie di progetti nel settore della cultura, dell'assistenza ai giovani in difficoltà, e dell'informazione dei giovani.
Le associazioni e le organizzazioni volontarie hanno, nel quadro generale delle politiche giovanili, un ruolo abbastanza limitato, ma si stanno costituendo società cooperative che organizzano, a livello locale, corsi di formazione per giovani disoccupati e realizzano progetti in collaborazione con i comuni.
Non esiste un organismo consultivo relativo alle politiche per i giovani.
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Irlanda
Le attività a favore dei giovani, competono tradizionalmente alle organizzazioni volontarie della gioventù, che operano a livello nazionale e regionale e sono sovvenzionate dallo Stato attraverso un programma gestito dal Dipartimento per l'istruzione dello stesso Ministero.
Il coordinamento delle politiche a favore dei giovani è affidato al Segretario di Stato per la gioventù e lo sport - direttamente responsabile della Sezione degli affari della gioventù e dei Servizi della gioventù. La Sezione affari giovanili ha istituito un comitato consultivo nazionale per l'informazione dei giovani con l'obiettivo di sviluppare e sostenere i Centri di informazione.
Punto principale della politica del governo nel settore dei giovani, è il sostegno e la promozione delle organizzazioni volontarie per sviluppare soprattutto la dimensione extrascolastica nel campo dell'istruzione.
Non esistono in Irlanda strutture specifiche di coordinamento a livello governativo.
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Lussemburgo
E' stato istituito il Ministero della Gioventù cui segue il Servizio Nazionale della Gioventù per la realizzazione di una politica giovanile globale che si rifletta su tutti i settori della vita economica e sociale
La struttura principale di coordinamento del lavoro nel settore della gioventù è il Consiglio Superiore della Gioventù, organismo consultivo che riunisce funzionari dei vari dipartimenti, rappresentanti della Conferenza generale della gioventù.
La conferenza è rappresentativa delle associazioni giovanili.
Giovani e soggetti politici si confrontano annualmente nel Forum dei giovani.
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Paesi Bassi
La politica governativa nel settore giovanile compete alla Direzione "Politica della Gioventù", che dipende dal Ministero del Benessere, della Cultura e dello Sport.
Il coordinamento intersettoriale delle politiche giovanili compete al Gruppo "Politica della Gioventù", che raggruppa i rappresentanti di tutti i Ministeri interessati al settore. A capo di questa struttura ci sono i componenti la Direzione "politica della gioventù".
Gran parte delle azioni a favore dei giovani è lasciata all'iniziativa privata, pertanto lo Stato svolge una funzione d'inquadramento ed incoraggiamento.
Ogni anno le autorità nazionali stabiliscono un piano di attività per i giovani. L'elaborazione del piano è preceduta dalla concertazione con i tre livelli dell'amministrazione pubblica e gli organismi privati interessati . Lo Stato finanzia, inoltre, alcune associazioni nazionali della gioventù.
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Portogallo
Le politiche giovanili sono coordinate del Dipartimento di Stato per i giovani che dipende dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il coordinamento intersettoriale delle iniziative, informazione e consulenza, la formazione di animatori spettano all'Istituto della Gioventù.
L'Istituto è un organismo pubblico che ha autonomia amministrativa e finanziaria. Le sue entrate provengono principalmente dal bilancio dello Stato. Altri due enti pubblici che operano in collegamento con l'Istituto sono: l'Agenzia del turismo giovanile e la Fondazione della gioventù.
Struttura di riflessione, consultazione e coordinamento è il Consiglio Consultivo della gioventù, composto dai rappresentati dei movimenti giovanili e dei dipartimenti ministeriali interessati alle politiche sui giovani.
Le associazioni nazionali della gioventù sono riunite nel Consiglio nazionale dei giovani.
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Regno Unito
Nel Regno Unito in materia di politiche giovanili sono competenti diversi dicasteri del governo.
Nel 1991 è stata istituita l'Agenzia Nazionale della Gioventù, collegata alMinistero dell'Istruzione, a cui spetta principalmente la formazione degli animatori della gioventù, la promozione dei corsi di formazione a loro destinati, la pubblicazione e la diffusione delle informazioni riguardanti i giovani e le relazioni con equivalenti organizzazioni internazionali.
Altro punto fondamentale delle politiche giovanili sono i Servizi per la gioventù, creati con l'obiettivo di promuoverne la formazione personale e sociale.
L'attuazione dei Servizi della gioventù è affidata, oltre che al Ministero dell'Istruzione, alle Autonomie locali, sostenute finanziariamente dal governo.
Il Ministero dell'Istruzione ed il Ministero del Lavoro collaborano alla definizione dei progetti indirizzati ai giovani attraverso le unità "Servizi per la gioventù" presenti in entrambi i dicasteri.
Un'agenzia per i giovani è stata creata anche nel Galles nel 1992, mentre in Scozia le attività per i giovani rientrano nelle competenze del Consiglio dell'istruzione della comunità scozzese. In Irlanda del Nord esiste il Consiglio della Gioventù dell'Irlanda del Nord, organo finanziato dal Ministero dell'Istruzione. Le organizzazioni giovanili sono raggruppate nel Consiglio della Gioventù, che rappresenta gli interessi dei giovani a livello nazionale.
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Spagna
L'Istituto della gioventù, organismo autonomo posto sotto la tutela del Ministero degli Affari Sociali, si occupa delle politiche giovanili. E' un'agenzia governativa che esercita le competenze dello stato nel settore della gioventù, composta da una Segreteria generale e da due direzioni: la Direzione della cooperazione e la Direzione dell'informazione e della documentazione.
I servizi amministrativi competenti in materia di politiche giovanili si articolano sui tre livelli dell'amministrazione spagnola: l'Istituto della gioventù (nazionale); i governi delle diciassette Comunità Autonome (regionale); le amministrazioni comunali e le organizzazioni non statutarie (locale).
Il coordinamento dei movimenti associativi spetta al Consiglio spagnolo della gioventù, organismo consultivo, che rappresenta le associazioni giovanili.
Il coordinamento intersettoriale delle politiche giovanili spetta alla Commissione Interministeriale della Gioventù, che raggruppa tutti i Dipartimenti ministeriali cui fanno capo le attività a favore dei giovani ed è presieduta dal Ministro degli Affari sociali.
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LA SITUAZIONE IN ITALIA
L'Italia è uno dei pochi Paesi della Unione europea in cui non sia stata ancora definita una politica giovanile a livello centrale ed in cui non sia presente un organismo, una istituzione centrale di coordinamento o di indirizzo delle politiche giovanili.
A livello europeo manca una rappresentanza del mondo giovanile italiano. Le ragioni sono diverse e molteplici. L'esigenza di una legislazione ad hoc era già stata avvertita alla fine degli anni '60 (istituzione di un Comitato di studio da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Aldo Moro) così come la necessità di una struttura istituzionale di riferimento era stata presa in considerazione nel 1978 con la nomina del sottosegretario per i giovani; nel 1986 il Comitato italiano per l'anno internazionale della gioventù proponeva, inoltre, nel suo documento conclusivo, l'istituzione di un Dipartimento per le politiche della gioventù ed un Forum nazionale della gioventù.
Infine la Commissione parlamentare di inchiesta sulla condizione giovanile, nel corso della X legislatura, aveva presentato una relazione conclusiva nella quale era proposta la istituzione di un Dipartimento nazionale per il coordinamento delle politiche giovanili, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
Nel corso degli ultimi anni, inoltre, sono state formulate diverse proposte di legge d'iniziativa parlamentare (AA.CC. 3442, 5278, 5627) e anche da parte del comitato promotore per la legge quadro per le politiche giovanili, cui hanno partecipato organizzazioni giovanili dei partiti e numerose associazioni ad essi aderenti.
Fino ad oggi, nel nostro Paese e dunque, prima dell'attribuzione, da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, della delega per le politiche giovanili al Ministro per la solidarietà sociale, le competenze in materia erano state distribuite tra diversi Ministeri (del lavoro e della previdenza sociale, della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, degli affari esteri).
D'altro canto sono sostanzialmente assenti, a livello nazionale, sedi di effettiva rappresentanza attiva giovanile ed organismi dotati di reale potere decisionale (come il Consiglio superiore della gioventù in Lussemburgo, il Consiglio nazionale della gioventù irlandese) e non sono al momento diffusi su tutto il territorio nazionale organismi rappresentativi dei giovani riconosciuti e finanziati a livello centrale e locale (come avviene in Spagna), né sono presenti effettivi organismi interministeriali (istituiti in Francia e in Spagna).
Se si vogliono ritrovare in Italia iniziative a carattere innovativo occorre analizzare e valorizzare quanto è avvenuto in questi anni nel nostro Paese a livello locale.
Già nei primi anni '80, Comuni di grandi dimensioni come Torino e Bologna, seguiti da altre città metropolitane, avviarono una serie di iniziative dirette ai giovani, mentre ANCI ed UPI hanno svolto un'azione di trasferibilità tra le diverse realtà locali, soprattutto in materia di informazione e consulenza.
Nel quadro delle iniziative promosse a livello locale da numerosi Enti locali i Progetti giovani, in particolare, assumono un ruolo di primo piano in quanto individuano specifiche aree di intervento, si fondano, generalmente sulla trasversalità della condizione giovanile, dando vita ad una strategia delle connessioni di un lavoro a rete, infra-istituzionale e promuovono, in molti casi, lo sviluppo della partecipazione dei giovani, mediante Forum e consulte a livello locale.
Nel contesto delle politiche giovanili a livello locale un ruolo preminente hanno svolto, inoltre, le agenzie e i centri Informagiovani, una complessa e territorialmente estesa struttura informativa locale che ha lo scopo di fornire supporti di informazione e di orientamento ai giovani e che si è andata sviluppando sulla base anche delle indicazioni e delle direttive comunitarie; una rete che ha mantenuto stretti collegamenti con le omologhe strutture informative giovanili della Unione europea.
Contemporaneamente, in assenza di un quadro di riferimento normativo a livello nazionale, alcune Regioni (Veneto in primis) si sono dotate di una legislazione regionale ad hoc, ma solo in Piemonte è stata costituita la Consulta regionale dei Giovani, che in quanto emanazione dell'Ente Regione è anche l'unico organismo ufficiale che partecipa all'elaborazione del Regolamento relativo al Consiglio nazionale dei Giovani, previsto dal disegno di legge n. 6220, presentato il 13 luglio 1999 come una proposta di legge quadro nazionale di indirizzo per interventi in materia di politiche giovanili.
L'obiettivo del disegno di legge, in discussione alla I Commissione Affari Istituzionali, è di favorire lo sviluppo delle politiche giovanili, anche mediante l'adozione da parte del Governo di un apposito Piano triennale quale strumento per la definizione degli interventi da realizzare per un concreto coordinamento delle politiche in favore dei giovani.
La proposta, che rispetta l'autonomia degli Enti locali e delle Regioni, introduce nel sistema istituzionale elementi di flessibilità e di raccordo e promuove quella strategia delle connessioni che è propria di politiche di sviluppo per le giovani generazioni.
Lo sviluppo di sinergie e livelli di cooperazione tra i vari organi dello Stato nella realizzazione di interventi a favore delle nuove generazioni, dovrà integrare
- responsabilità di indirizzo (a livello statale)
- responsabilità di programmazione (a livello regionale)
- funzioni di gestione (a livello locale)
lasciando particolare spazio a queste ultime che più direttamente in questi anni hanno cercato di dare risposte, anche in situazioni di scarsità di risorse, al nuovo protagonismo giovanile.
L'analisi della condizione giovanile in Italia mostra come la situazione di nuove forme di esclusione sociale sia anche il derivato di carenze di strumenti e luoghi di espressione di cittadinanza attiva, che comportano spesso risposte individuali e di gruppo anche autolesionistiche da parte di quei segmenti di popolazione giovanile che avvertono, più o meno consapevolmente, di essere stati espropriati della propria identità culturale e non trovano momenti e canali per esprimere e rappresentare i propri bisogni di socializzazione, di rappresentanza e di partecipazione.
Le trasformazioni economiche e strutturali interagiscono con le mutate esigenze delle nuove generazioni nei confronti del lavoro, della vita associativa, dell'utilizzo del tempo libero, dei bisogni e delle modalità di rappresentanza.
La rapidità dei processi di cambiamento fa sì che divenga obsoleta una quota significativa delle conoscenze apprese; mentre si avvertono le difficoltà di un inserimento anche di tipo temporaneo nel mondo del lavoro o il mantenimento della condizione occupazionale.
Si evidenzia altresì un fenomeno di convivenza prolungata nelle famiglie di origine come risposta ad una serie di difficoltà economiche e sociali legate non solo alla mancanza di reddito.
La maggior parte degli interventi a sostegno previsti oggi per le associazioni ed aggregazioni giovanili richiedono la costituzione di associazioni formalmente costituite e questo vincolo lascia ai margini esperienze di gruppi che, pur avendo un carattere informale, hanno un forte valore aggregativo per i giovani.
La spiccata sensibilità per le problematiche ambientali, da parte delle giovani generazioni, sta determinando l'invenzione di alternativi modi di vivere; lo sviluppo di una cultura rispettosa della natura che, se da un lato scoraggia il consumo di massa delle zone protette, dall'altro può favorire esperienze nuove e significative nel tempo libero e creare opportunità di lavoro per i giovani.
In Italia la mobilità esterna ed interna del mondo giovanile è poco praticata rispetto al resto dei Paesi europei; ciò è dovuto da un lato a resistenze culturali, dall'altro ad impedimenti concreti quali la mancanza di informazioni, la scarsa conoscenza delle lingue, la carenza di strutture ed associazioni di scambio e di turismo culturale.
Servizi ed organizzazioni dedicati ai giovani sono in prevalenza governati da adulti; i giovani sono una componente significativa del nuovo associazionismo ma sono minoritari nelle organizzazioni storiche di massa, sindacali e di partito.
La distanza tra i giovani e le istituzioni si traduce in una esclusione dai luoghi di rappresentanza: i giovani non sono ben rappresentati nel Parlamento, nei Consigli regionali, nei Consigli comunali.
Alcune Regioni italiane hanno istituito Consulte e Consigli dei giovani, mancando un organismo di rappresentanza nazionale e le esperienze locali sono rimaste limitate mentre le giovani generazioni italiane sono poco presenti nelle reti associative giovanili a livello europeo e non possono esprimere propri rappresentanti negli organismi europei dove si prendono decisioni sulle risorse e sulle politiche che li riguardano.
Una legge per le politiche giovanili si rivela, pertanto, lo strumento essenziale per la programmazione e la attuazione di politiche giovanili volte alla lotta contro l'esclusione sociale, comprendendo in esse politiche informative, formative, comunicative, di identità e valorizzazione delle diversità culturali nonché di rappresentanza e partecipazione sociale.
L'attuale fase di passaggio verso "la società della conoscenza" - caratterizzata, come nella maggior parte dei Paesi europei, da una crisi strutturale dell'occupazione, da una riduzione del tempo di lavoro, dall'aumento di aree di marginalità occupazionale e di esclusione sociale - ha determinato infatti, in Italia, il progressivo allontanamento di una intera fascia di popolazione (quella dei giovani tra i 20 e i 29 anni) non solo dal mercato del lavoro, ma dagli stessi luoghi della espressione di cittadinanza attiva.
Occorre pertanto cogliere e valorizzare i segnali forti, che provengono dal mondo giovanile, in termini di richieste di innovazione, rappresentanza e creatività sociale complessivamente intese.
Questa operazione è possibile mettendo a punto iniziative concrete che vadano da azioni culturali ad interventi strutturali e normativi. Occorre organizzare, insieme al mondo giovanile, luoghi di incontro, di fruizione di informazione non asimmetrica sul lavoro, sviluppare nuove modalità formative, nuovi percorsi di acquisizioni di competenze anche informali nei quali esprimere la propria creatività. E' necessario incentivare lo sviluppo di nuove forme associative; luoghi di rappresentanza territorialmente diversificati, occasioni di sviluppo di cittadinanza solidale.
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I GIOVANI IN PIEMONTE
Negli ultimi anni il Piemonte ha continuato ad essere una delle regioni italiane a più bassa crescita di popolazione.
Negli anni Cinquanta il saldo naturale è stato negativo per risolversi nel decennio successivo per effetto di un flusso migratorio molto elevato e per il fenomeno del baby-boom. In quei due decenni la popolazione del Piemonte è cresciuta a un ritmo molto elevato. Negli anni Settanta il flusso migratorio si è arrestato e negli anni Ottanta è stato minimo. La dinamica naturale ha ripreso ad essere negativa.
Dopo la forte espansione demografica degli anni Sessanta, il Piemonte sta attraversando una fase in cui il saldo naturale ha ripreso ad essere negativo come negli anni Cinquanta, aggravandosi a causa di una modificazione profonda dei modelli produttivi e del mancato apporto migratorio. Il saldo migratorio ha tardato ad assumere segno positivo.
I primi timidi segnali di inversione di tendenza arrivano nella seconda metà degli anni Ottanta. A tratti la regione pare attrarre nuove risorse umane - fra le quali un ruolo importante è assunto dagli stranieri extracomunitari - e registrare saldi migratori positivi di una certa ampiezza.
Nel 1997 la popolazione piemontese ha registrato nuovamente un calo, dovuto ad un saldo migratorio che è tornato sotto il livello del 3 per mille, saldo non di ampiezza tale da compensare la dinamica naturale negativa. E lo stesso è accaduto nel 1998, perché l'apporto migratorio non ha compensato il decremento naturale simile a quello del 1997: le nascite sono sostanzialmente stabili ed è presumibile che il trend di lieve incremento registrato negli ultimi anni sia dovuto a bambini nati da donne di origine extra-comunitaria (in Italia i nati da almeno un genitore straniero hanno superato le 20.000 unità e rappresentano il 4,1% del totale).
E per il futuro?
Le proiezioni demografiche per il Piemonte estese all'anno 2010, elaborate dall'IRES (fondate sulle ipotesi che la speranza di vita aumenti, che la tendenza a posticipare la scelta di procreazione si consolidi e che il movimento migratorio mantenga lo stesso livello medio sperimentato nel periodo 1992 - 1996), evidenziano come nel periodo 1990 - 2010 continui il processo di invecchiamento e contrazione della popolazione con alcuni indicatori leggibili in chiave di progressivo - ma non traumatico - deterioramento della base demografica e paiono segnalare processi negativi di impatto più radicale.
Rientrano nella prima categoria:
- il calo della popolazione complessiva da 4,36 a 4,20 milioni di persone (- 3,5%);
- l'aumento dell'età media della popolazione (da 39,6 a 43,6 anni per gli uomini e da 43 a 47 anni per le donne);
- l'ulteriore diminuzione del tasso di natalità (da 7,8 a 7,1 per mille) a fronte di un tasso di mortalità in leggero aumento (da 11,5 a 11,9 per mille);
- una ripresa molto lieve del numero di bambini per donna in età feconda (da 20,1 a 21,1 per mille);
- la contrazione sensibile della quota di minorenni (da 16,7 a 13,7%);
- la leggera riduzione della quota di popolazione in età attiva (18/64 anni: dal 66,4 al 63,8%) e il passaggio al suo interno da una prevalenza degli individui sotto i 40 anni a una prevalenza degli ultracinquantenni (al 2010, 117 per ogni 100 "giovani").
Altri indicatori segnalano transizioni di impatto piuttosto critico:
- il ricambio della popolazione in età attiva passa da una condizione di avanzo a una condizione di deficit piuttosto grave: mentre al 1990 il numero medio di ingressi nell'età lavorativa sopravanzava le uscite con un rapporto di 104:100, al 2010 lo stesso rapporto dovrebbe risultare di 61:100, con evidenti problemi per il turn-over e l'avvio di nuove attività;
- l'incidenza della popolazione anziana aumenterà in misura rilevante, soprattutto nella componente dei "grandi anziani" (oltre i 75 anni di età) che dovrebbe passare dal 4,1 al 6,2% della popolazione, producendo un impatto in termini assistenziali superiore del 50% rispetto alla situazione iniziale;l'indice di vecchiaia (anziani/bambini), che rappresenta in qualche modo in negativo il potenziale di riproduzione della popolazione di un'area, passa nel periodo da 1,3 a 2,0, segnalando una situazione di grave debolezza per le dinamiche di lungo termine.
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LA NORMATIVA
Leggi della Regione Piemonte
L.R. 7/76
Attività della Regione Piemonte per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana
L.R. 15/77
Norme per l'attuazione delle Direttive n. 72/159, 72/160, 72/161 e 75/268 del Consiglio delle Comunità Europee per la riforma dell'agricoltura
L.R. 62/77
Norme urgenti di attuazione della prevenzione e dell'intervento verso le tossicodipendenze e l'alcolismo
L.R. 58/78
Promozione della tutela e dello sviluppo delle attività e dei beni culturali
L.R. 63/78
Interventi regionali in materia di agricoltura e foreste
L.R. 83/78
Contributo ai Comuni per la realizzazione di iniziative a favore dei giovani
L.R. 61/79
Utilizzazione delle terre incolte od abbandonate e delle terre insufficientemente coltivate
L.R. 8/80
Disciplina delle attività di formazione professionale
L.R. 12/80
Bilancio di previsione per l'anno 1980
L.R. 38/80
Istituzione della graduatoria unica regionale per l'ammissione dei giovani assunti ai sensi degli articoli 26 e seguenti della legge 1.6.1977, n. 285 e successive modificazioni
L.R. 68/80
Norme per la promozione del teatro di prosa
L.R. 44/81
Modifica all'articolo 6 della legge regionale 12.05.1980, n. 38
L.R. 7/85
Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1985
L.R. 31/85
Disciplina delle strutture ricettive extralberghiere
L.R. 36/85
Istituzione del seminario di Bardonecchia per la formazione federalista europea
L.R. 49/85
Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'art. 45 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616, ed attuazione di progetti regionali
L.R. 8/86
Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1986 e relativi allegati
L.R. 41/86
Disciplina degli interventi regionali in materia di protezione civile
L.R. 1/87
Interventi regionali in materia di movimenti migratori
L.R. 27/87
Programmazione degli interventi per lo sviluppo dell'offerta turistica
L.R. 39/87
Funzione del Centro di soggiorno Pracatinat quale laboratorio didattico sull'ambiente
L.R. 53/89
Istituzione del fondo straordinario per l'occupazione
L.R. 22/90
Finanziamento presidi socio-assistenziali
L.R. 24/90
Tutela del patrimonio storico e culturale delle Società di mutuo soccorso
L.R. 26/90
Tutela, valorizzazione e promozione della conoscenza dell'originale patrimonio linguistico del Piemonte
L.R. 16/92
Diritto allo Studio Universitario
L.R. 50/92
Ordinamento della professione di maestro di sci
L.R. 19/93
Attività della Regione Piemonte per il 50° anniversario della Liberazione
L.R. 28/93
Misure straordinarie per incentivare l'occupazione mediante la promozione e il sostegno di nuove iniziative imprenditoriali e per l'inserimento in nuovi posti di lavoro rivolti a soggetti svantaggiati
L.R. 34/93
Tutela e controllo degli animali da affezione
L.R. 67/94
Interventi per l'inserimento qualificato di giovani disoccupati e di lavoratori in cassa integrazione straordinaria o ex-dipendenti da aziende in crisi in cooperative già costituite o di nuova costituzione - abrogazione della L.R. 21 giugno 1984, n. 28 e successive modificazioni e integrazioni
L.R. 16/95
Coordinamento e sostegno delle attività a favore dei giovani
L.R. 41/95
Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1995
L.R. 63/95
Disciplina delle attività di formazione e orientamento professionale
L.R. 67/95
Interventi regionali per la promozione di una cultura ed educazione di pace per la cooperazione e la solidarietà internazionale
L.R. 93/95
Norme per lo sviluppo dello sport e delle attività fisico-motorie
L.R. 59/96
Modifiche ed integrazioni alle leggi regionali 18 ottobre 1994, n. 43 "Norme in materia di programmazione degli investimenti regionali" e 1 marzo 1996, n. 10 "Provvedimento generale di finanziamento per l'anno 1996 degli interventi previsti da leggi regionali nonché disposizioni finanziarie per l'anno 1997" (raccordo tra Programma Regionale di Sviluppo e sistema dei bilanci regionali)
L.R. 22/97
Modifiche alla legge regionale 14 giugno 1993, n. 28 "Misure straordinarie per incentivare l'occupazione mediante la promozione ed il sostegno di nuove iniziative imprenditoriali e per l'inserimento in nuovi posti di lavoro rivolti a soggetti svantaggiati" e successive modificazioni ed integrazioni
L.R. 41/98
Organizzazione delle funzioni regionali e locali in materia di mercato del lavoro
L.R. 17/99
Riordino dell'esercizio delle funzioni amministrative in materia di agricoltura, alimentazione, sviluppo rurale, caccia e pesca
L.R. 18/99
Interventi regionali a sostegno dell'offerta turistica.
Normativa italiana
LEGGE 95/95 (EX 44/86)
Finanziamenti all'Imprenditoria Giovanile
LEGGE 236/93
Finanziamenti all'Imprenditoria Giovanile
LEGGE 608/96, ART.9 SEPTIES
Misure straordinarie per la promozione del Lavoro Autonomo "Prestito d'onore"
LEGGE 135/97
Interventi a favore dei giovani agricoltori che subentrano nella conduzione dell'azienda agricola familiare
DECRETO INTERMINISTERIALE 21 MAGGIO 1998
Ricollocazione lavorativa per i lavoratori impegnati nei lavori socialmente utili (art.1 e art.3)
PROGRAMMA IG STUDENTS
Programmi comunitari
Gioventù per l'Europa
Eures
Leonardo da Vinci
Occupazione e valorizzazione delle risorse umane
Programmi di formazione in Giappone
Stage preso le Istituzioni comunitarie
ALFA
Azione Jean Monnet
Cooperazione tra la Comunità Europea e d il Canada
Cooperazione tra la Comunità Europea e gli Stati Uniti
Cooperazione tra Unione Europea e Cina
Istituto Universitario Europeo
SOCRATES
ERASMUS
Servizio Volontario Europeo per i giovani
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