Europa, migranti, frontiere - page 11

Europa, migranti, frontiere. Diritti fondamentali e accoglienza dei profughi nell’Unione europea
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I processi migratori che, soprattutto dall’area mediterranea, investono da tempo l’Europa,
rappresentano per il nostro continente, e per la vita dei suoi abitanti, una sfida decisiva.
L’Europa è in sostanza di fronte a un bivio: può rischiare una vera e propria dissoluzione e infine
perdersi in quanto civiltà, oppure può tentare di rinnovare la propria identità comune,
proponendosi al mondo come un possibile modello di democrazia pacifica e inclusiva.
Di fronte a questo bivio, per costruire una scelta per la vita e sfuggire invece ad una
possibile scelta suicida, non bastano più le politiche e i progetti parziali e di breve respiro. Pur
dopo il tramonto delle grandi ideologie ottocentesche e novecentesche, che promettevano un
senso e un fine in qualche modo garantiti all’agire umano, occorre oggi tuttavia almeno una
“visione del mondo”, un progetto complessivo di società e di civiltà in grado di rappresentare il
possibile orizzonte condiviso di tutti gli europei. Vecchi europei e insieme nuovi europei, quelli
appunto provenienti dai processi migratori che caratterizzano il nuovo secolo.
È bene ricordare, a questo proposito, che questi processi non solo sono in gran parte
inevitabili, ma anche, in qualche misura, necessari. E tutto ciò non ha nulla a che fare con il
preteso “buonismo” di cui molti parlano in chiave anti-migranti. Ha a che fare, invece, con il
“realismo” che dovrebbe ispirare anzitutto le leaderdship politiche, almeno quelle che non
intendono cavalcare, o per ottusità o per opportunismo, le paure e i risentimenti di settori
sociali sempre più estesi. In sostanza, come è noto, la demografia ci dice che tutta l’Europa è
segnata da un forte calo demografico e da un forte processo di invecchiamento, e che solo i
flussi migratori, ovviamente controllati e gestiti, possono in qualche misura compensare questo
calo, in modo tale da consentire la sopravvivenza del sistema economico e sociale europeo. Per
fare il solo esempio dell’Italia
,
se proseguissero le tendenze demografiche attuali, inclusa
un’immigrazione netta di circa 100 mila unità annue, nel 2050 la popolazione si ridurrebbe dai
poco più di 60 milioni attuali a circa 57 milioni di abitanti. Senza alcun flusso migratorio (pura
ipotesi teorica, dato il contesto), la popolazione calerebbe invece a 52 milioni, in buona misura
anziani e quindi non più produttivi, con effetti facilmente immaginabili sulla sostenibilità dei
sistemi di protezione sociale che caratterizzano dal Novecento le società europee. In questo
caso, si tratta per gli europei, e per gli italiani in specifico, di essere anzitutto “buoni” con se
stessi, prima ancora che con i migranti.
È opportuno riflettere, per comprendere la complessità e gravità della sfida che abbiamo di
fronte e quindi anche la necessità di una “visione del mondo” condivisa, su ciò che si pone “a
monte” e nel contempo su ciò che si pone “a valle” dei flussi migratori in atto.
“A monte”, come è noto, ci sono le guerre, i conflitti civili, i regimi politici oppressivi e
polizieschi, le crisi economiche sociali e ambientali che sconvolgono la vita di centinaia di
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