Europa, migranti, frontiere - page 26

Europa, migranti, frontiere. Diritti fondamentali e accoglienza dei profughi nell’Unione europea
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Eppure, c’è stato un tempo in cui gli Europei consideravano la libertà di movimento un
diritto universale. Come nota Ferrajoli, Francisco de Vitoria, uno dei fondatori del diritto
internazionale, teorizzò nel XVI secolo, all’epoca delle grandi conquiste coloniali, una serie di
diritti naturali dei popoli, tra cui lo jus peregrinandi e lo jus degendi (diritto di circolazione e
diritto di soggiorno).
Il carattere relativo di questo tipo di libertà, concludiamo noi, dipende quindi dalle
circostanze storiche. Quando serviva giustificare le conquiste coloniali, se ne affermava il
carattere universale, mentre, quando si tratta di difendere una posizione acquisita, lo si confina
entro i limiti della cittadinanza. Le contraddizioni tra il diritto internazionale e gli ordinamenti
statali e dell’Unione europea ci portano ad auspicare per il XXI secolo la progressiva estensione
dello status di cittadino a livello planetario e l’affermazione di una forma di cittadinanza
universale.
Co n c l u s i on i
Il fenomeno migratorio, per la sua complessità, interpella l’Unione europea a partire dai
suoi stessi fondamenti. Nell’era della globalizzazione i problemi da affrontare sono di ordine
planetario. Il modello dello Stato-nazione risulta superato, dal momento che i piccoli Stati
europei non sono in grado, da soli, di governare le principali crisi, quali il terrorismo, la
globalizzazione economica, il cambiamento climatico e, appunto, l’immigrazione.
A seconda di come l’Unione reagirà alle crisi che la attanagliano, si presentano due scenari
alternativi. Da un lato, l’UE delle politiche intergovernative, paralizzata dai veti incrociati dei
singoli Stati membri, sotto l’attacco delle forze nazionaliste e xenofobe, rischia di soccombere.
Dall’altro lato, l’attuale crisi può diventare l’occasione per rilanciare un’azione riformatrice
che vada nella direzione dell’ideale democratico e federale prefigurato dai padri fondatori.
Malgrado i nodi non risolti, l’Unione europea si pone, a livello mondiale, come modello per la
tutela dei diritti, e non solo. Dai diversi continenti si studia con interesse il sistema europeo
come modello istituzionale sovranazionale. A ben vedere, il percorso storico che ha portato a
questo risultato è costellato da eventi tragici e sanguinosi: dalle guerre di religione è nata
l’idea di diritto naturale; dalle guerre mondiali del secolo scorso è stata concepita l’idea, dal
confino di Ventotene, di un’Europa libera e unita. Sono questi i capisaldi della civiltà europea
ed è da questi che si deve procedere per rilanciare il processo di integrazione.
“La linea di divisione fra i partiti progressisti e partiti reazionari cade perciò ormai, non
lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, […] ma lungo la sostanziale
nuovissima linea che separa coloro che concepiscono come campo centrale della lotta quello
antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale, e che faranno, sia pure
involontariamente, il gioco delle forze reazionarie, […] e quelli che vedranno come compito
centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le
forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopereranno in primissima linea
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