Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione - page 92

Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione
L’esperienza che racconto nasce inizialmente come una richiesta di
consulenza di mediazione internazionale a favore di una équipe psico-pedagogica
chiamata “cellula pedagogica” (C. P.), impegnata nella stesura di una manuale
educativo rivolto a giovani studenti delle scuole medie e superiore di una zona del
Marocco, conosciuta per il forte tasso di migrazione “clandestina” dei giovani in
direzione dell’Europa e dell’Italia in particolare. Il profilo ricercato richiedeva una
significativa esperienza lavorativa come mediatore interculturale, esperienza in
psicoterapia ed esperienza nella gestione, o co-gestione, dei gruppi.
Nella prima fase di sperimentazione in Italia con alcuni figli di immigrati
marocchini, provenienti dalla stessa zona interessata dal progetto, il mediatore
culturale ha condotto da solo i gruppi alla presenza dei componenti dell’équipe in
veste di osservatori. Si è cercato, quindi, di valutare la concordanza dei tempi e dei
temi e anche di verificare l’effetto del cambio della lingua (usando una volta l’arabo
e un’altra l’italiano). Di conseguenza, sono state apportate delle migliorie al
prodotto (il manuale).
Durante la prima missione di formazione degli operatori locali marocchini, i
problemi sono sorti, in un primo luogo, quando costoro, che erano stati scelti tra i
leader associativi locali, hanno cominciato a contestare la scelta di un prodotto
educativo per lo sviluppo, anziché portare loro soldi, materiali o tecnologie nuove,
come era consueto nelle politiche di cooperazione che avevano conosciuto o di cui
avevano sentito parlare. Le lezioni teoriche erano in lingua italiana, tradotte da un
interprete italiano in lingua francese. Negli ultimi anni il Marocco ha sostituito il
francese con l’arabo nell’insegnamento delle materie scientifiche e matematiche e
ha ridotto le ore di insegnamento della lingua francese, inserendo altre lingue
straniere nel curricula formativi.
Tuttavia, la traduzione dall’italiano al francese risultava più vicina all’italiano
che al francese parlato in Marocco, l’acquisizione delle conoscenze condivise dai
formatori appariva molto debole e l’attenzione all’apprendimento molto bassa. La
C.P. ha così pensato di cambiare completamente la struttura dei ruoli durante le
docenze: il mediatore interculturale, che aveva già assimilato le apprendimenti
durante la sua partecipazione alla fase preparatoria, è così passato a dirigere le
docenze in lingua araba, ha coinvolto gli altri esperti per gli approfondimenti che
ha tradotto lui stesso in lingua araba. Il risultato è stato un aumento dell’attenzione
alle lezioni e una migliore e più dinamica partecipazione degli operatori al
dibattito. Le contestazione iniziali sono sparite completamente.
Nella parte pratica della formazione, si è usato la tecnica dell’
“apprendimento con l’esperienza”, grazie alla quale è il mediatore interculturale ad
assumere il ruolo di animatore, mentre gli operatori con ruoli di coordinamento
simulano quello dei giovani studenti; poi, gradualmente, gli operatori locali
sperimentano i ruoli di animatori e, infine, di beneficiari.
Nelle altre fasi del progetto, il mediatore ha curato l’analisi del materiale di
monitoraggio scritto in arabo; ha diretto dei
focus group
con gli operatori per
realizzare un’analisi qualificativa dell’esperienza; ha partecipato attivamente alle
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