Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione - page 85

Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione
rappresenta la tredicesima economia mondiale e la seconda dell’America Latina.
Membro dell’OCSE, del G8+5 e del G20, il Messico può vantare un’economia stabile, un
sistema finanziario solido, accordi commerciali con le principali economie mondiali e
un clima favorevole alla cultura d’impresa. Fattori che permettono al Paese, secondo
uno studio realizzato da A.T. Kearney, di collocarsi all’
ottavo posto tra le prime
dieci destinazioni nazionali più attrattive per gli investimenti diretti esteri
.“
Questa è la percezione che il mondo dell’impresa e del business non solo
italiano ma europeo ha del Messico e le istituzioni politiche, i governi, i corpi
diplomatici danno ampio credito a questa impostazione. Ovviamente tutti sanno
quale sia la reale situazione del Messico, quanta parte dei capitali messicani sia
controllata dalla criminalità, quale sia il degrado della società civile, della
democrazia reale, dello stato di diritto, quale il livello di compromissione di interi
settori di apparati dello stato con le organizzazioni criminali, dalla polizia ai corpi
speciali, da interi settori dell’apparato giudiziario a consistenti pezzi degli apparati
pubblici e della stessa classe dirigente politica ai più alti livelli.
Ma, com’è noto, il modello di sviluppo neoliberale imposto dalle economie
dominanti a tutto il mondo, sembra avere bisogno, per proseguire nel processo di
spoliazione delle risorse dei paesi poveri, del controllo del territorio da parte di
organizzazioni criminali e di regimi autoritari e dei capitali provenienti dalle
attività illegali (traffico di esseri umani, di droga e di armi in primis).
Nemmeno di fronte alla strage dei 43 studenti della scuola rurale di
Ayotzinapa, ultimo anello di un’infinita catena di orrori, sequestrati dalla polizia
municipale di Iguala con la collaborazione della criminalità locale e bruciati nei
forni dell’esercito, le cosiddette democrazie occidentali si sono scomposte più di
tanto. È una concezione della democrazia quantomeno asimmetrica.
Nel corso della nostra Carovana, i nostri ospiti mesoamericani (Hermana
Leticia Gutierrez, suora scalabriniana della Pastorale Migranti messicana, José
Jacques Medina, uno dei fondatori del Movimiento Migrante Mesoamericano, Padre
Solalinde, fondatore della casa per migranti di Ixtepec “Hermanos en el Camino” e
fondamentale animatore della rete di solidarietà con i migranti, Rosa Nelly Santos,
madre hondureña della rete migrante del suo paese ed esponente del Movimiento
Migrante) che, da 11 anni organizzano e animano una “Caravana de Madres
Centoramericanas buscando a sus Hijos Desaparecidos” che si è svolta nello stesso
periodo ed in stretta connessione con la nostra, hanno raccontato quanto succede
là ed hanno dimostrato una profondità di analisi, una consapevolezza del contesto,
una capacità di costruire reti di relazioni e di solidarietà, una radicalità nella critica
dei meccanismi propri della penetrazione neoliberale che, francamente,
nell’Occidente pochi possono vantare. Loro sono testimoni diretti del percorso
migratorio tra Centro America, Messico e Stati Uniti e denunciano
incessantemente, a rischio della loro stessa vita, il calvario a cui i migranti devono
sottoporsi durante il viaggio. Dai sequestri a fini di riscatto da parte delle bande
che imperversano in tutto il territorio (primi tra tutti i famigerati Zetas, il cartello
del Golfo, la Mara Salvatrucha, El Señor de los Trenes), ai rapimenti di giovani
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