Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione - page 83

Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione
Dal Centro America, al contrario, i flussi aumentano costantemente (+5% nel
2013 rispetto all’anno precedente) e, dal 2011, si registra anche un aumento molto
significativo dei minori che viaggiano da soli e che, nella maggior parte dei casi,
cercano di ricongiungersi con i parenti residenti negli USA. Per il 2014,
l’Amministrazione USA stimava un numero di ingressi di minori (da bimbi
piccolissimi, anche di uno-due anni fino a ragazzi di 17) tra i 60 ed i 90 mila al
punto che Obama parla esplicitamente di crisi umanitaria. Il fenomeno non è
nuovo: fino al 2010 i bambini non accompagnati che attraversavano il confine
andavano dai 6000 agli 8000. Nel 2011 sono stati oltre 13000, nel 2012 sono quasi
raddoppiati, arrivando a 25000. Già nel 2007 l’allora Amministrazione Bush aveva
deportato in Messico circa 47000 minori entrati nel corso di vari anni. Come si
vede, il fenomeno è in crescita esponenziale.
Le ragioni che stanno alla base delle migrazioni sono molteplici e, purtroppo,
tendono a diventare sempre più gravi. In tutta l’area, con specificità diverse che
tendono però ad avvicinarsi, il primo problema è la presenza invasiva, in ogni
settore della società e degli apparati pubblici, della criminalità organizzata che è in
crescita esponenziale. I paesi dell’istmo sono paesi di transito di quantità enormi di
droga proveniente dal Sudamerica (Colombia, Perù, Ecuador, Bolivia) ed il Messico,
oltre che paese di transito, sta diventando importante paese produttore. Il clima di
violenza, di insicurezza, di rischio consistente di perdere la vita contribuisce ad
infoltire la schiera di disperati alla ricerca di una vita più degna. Le politiche
pubbliche di contrasto alla criminalità sono quasi inesistenti e, spesso, forze di
sicurezza, apparati giudiziari e istituzioni politiche sono fortemente colluse con la
criminalità quando non da essa direttamente dipendenti. Gli stati centroamericani
hanno normalmente una concentrazione del potere nelle mani di una ristrettissima
oligarchia composta da poche famiglie smisuratamente ricche, che esprimono la
classe dirigente politica, mentre percentuali consistenti di popolazione vivono al di
sotto della soglia di sussistenza. Le ultime statistiche disponibili, considerando
l’intera area, sono molto vicine al 50%. Secondo i dati del PNUD (2011) la
popolazione al di sotto della soglia di povertà nel paese più sfortunato dell’area, il
Nicaragua, è del 48% (reddito pro capite da 0 a un dollaro al giorno) mentre il
79,9% sopravvive con meno di due dollari. In Honduras (stime 2012) siamo al
47%, in Salvador al 36,5%, in Guatemala al 58% con il 27% in povertà estrema
(stime 2012). Le cose migliorano un po’ se consideriamo Costa Rica (26,5%) e
Panama (29%). Probabilmente questi dati sono sottostimati pur provenendo da
fonti ufficiali. Molte associazioni di volontariato e Onlus laiche e religiose che
lavorano nei paesi con progetti di cooperazione nei settori dell’alimentazione,
dell’istruzione, dell’assistenza sanitaria, dell’assistenza ai migranti, della difesa dei
diritti umani e civili e delle politiche di genere forniscono stime anche
sensibilmente più alte. Dato che sono costantemente presenti sul territorio, è
probabile che bisogni dar loro credito. I TLC, trattati di libero commercio bilaterali
stipulati da diversi paesi con gli USA, oggi riuniti nel CAFTA (
Central America Free
Trade Agreement
) che lega a filo doppio Costa Rica, El Salvador, Guatemala,
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