Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione - page 77

Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione
Carovana Migranti
Riflettere sul fenomeno migratorio in atto nel Mediterraneo verso il nostro
paese costruendo un parallelismo con fenomeni altrettanto e, per certi versi,
ancora più massicci come quelli in atto nel corridoio migratorio centroamericano e
messicano verso gli USA, non è cosa semplice e, in questa riflessione, indicheremo
solo alcuni tra i molti elementi su cui vale la pena approfondire l’analisi per poter
costruire strumenti di intervento davvero efficaci.
Prima di tutto, è necessario soffermarci sulle cause che sono alla base delle
migrazioni nelle aree considerate.
I paesi che si affacciano sul Mediterraneo, così come quelli che vi insistono,
pur non essendo rivieraschi, e che vanno dal Maghreb fino al vicino e al Medio
Oriente (inclusi Iraq e Afghanistan) sono teatro di sconvolgimenti sociali,
economici, politici e sono teatro di guerre di cui non siamo in grado, oggi, di
prevedere l’esito finale.
Questo crescente caos, che non è casuale ma nasce da responsabilità dirette
di politiche ultradecennali dell’Occidente (Stati Uniti ed Europa) nei confronti di
queste aree, alimenta l’aumento esponenziale del fenomeno migratorio.
In estrema sintesi, possiamo affermare con sufficiente approssimazione, che,
alle cause storiche dell’emigrazione se ne aggiungono altre che moltiplicano
inevitabilmente l’incessante flusso di disperati che approdano sulle nostre coste.
Se, infatti, le cause storiche sono da ricercare soprattutto in fattori di tipo
“economico”, ovvero l’estrema povertà di quelle popolazioni, figlia delle politiche
di spoliazione delle risorse attuate dall’Occidente attraverso la sua rete di imprese
transnazionali attive soprattutto nei settori dell’energia, delle materie prime,
dell’acqua, della fornitura di beni strumentali, dello sfruttamento intensivo delle
terre fertili, spesso con la diffusione su larga scala delle coltivazioni transgeniche,
in combutta, quasi sempre, con i regimi corrotti dei singoli stati insediatisi grazie ai
buoni uffici delle potenze occidentali (con buona pace dei principi relativi
all’autodeterminazione), oggi le guerre, le persecuzioni etniche e religiose, la totale
mancanza di libertà e di democrazia svolgono un ruolo decisivo.
Spesso questi fattori si combinano e si sommano tra di loro con un effetto
devastante.
Nel corso della nostra prima
Carovana per i Diritti dei Migranti, per la Dignità
e la Giustizia
abbiamo verificato come, oggi, una rilevante quota di migranti
rinchiusi nei CIE e nei CARA (su questi aspetti bisognerà riflettere sulle politiche di
“accoglienza” attuate dal nostro e dagli altri governi europei) arrivi direttamente
da aree di guerra, come Libia, Siria, Sud Sudan, Corno d’Africa (Somalia in primis),
Nigeria, e ora anche Iraq, Afghanistan e Pakistan. Agli “storici” flussi provenienti
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