Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione
Calderón, a parte proclami e la cattura di alcuni capi, questi 'signori' continuano a
controllare le rispettive zone, tenendo al proprio servizio gruppi paramilitari formati
da fuoriusciti delle forze speciali del governo messicano. Mi chiedo: come mai gli Stati
Uniti d'America, che ci hanno abituato a costanti interventi militari in aree di crisi,
non hanno fatto niente? L’ipotesi è che questi soggetti stiano facendo parte di un
lavoro sporco considerato necessario”.
Molto altro ci sarebbe da dire ma qui ci limitiamo a fornire un quadro
d’insieme.
Ed ora vediamo rapidamente come l’Amministrazione Obama, ormai giunto
a ben oltre la metà del suo secondo mandato, ha affrontato le questioni relative ai
processi migratori verso gli Stati Uniti.
Cominciamo da un dato: negli oltre sei anni di Amministrazione, Obama è
stato responsabile delle deportazioni di più di due milioni di migranti, in parte
attuate in osservanza di decisioni dei giudici, in parte per opera del Dipartimento
di Immigrazione alla ricerca di indocumentati residenti sul territorio degli USA. A
ciò si aggiungono le deportazioni dei minori non accompagnati ed i respingimenti
degli adulti lungo il confine. Per i minori, per i quali Obama ha più volte parlato di
“emergenza umanitaria”, sono stati aperti “centri di accoglienza”, soprattutto in
Texas. Vengono valutate le posizioni dei minori e ad alcuni di loro viene fornito un
permesso umanitario, che consente loro di ricongiungersi con i parenti già
residenti negli USA. La maggior parte viene, però, respinta. Il numero assoluto di
respingimenti è addirittura superiore a quello attuato negli otto anni di presidenze
Bush. A onor del vero, bisogna dire che, in quel periodo, lungo la linea di frontiera,
era pratica comune il respingimento caricando i migranti su mezzi di trasporto
che li riportavano immediatamente oltre frontiera senza che ciò venisse registrato,
cioè senza nessun provvedimento di espulsione ufficiale: si trattava di “fantasmi”
di cui non rimaneva alcuna traccia. Ciò non toglie che moltissime associazioni
statunitensi che si occupano di diritti umani e di migranti, dopo essere state legate
a filo doppio al Partito Democratico di cui erano diventate spesso un’emanazione
diretta, stanno recuperando una loro autonomia ed Obama si è trasformato, per un
certo periodo, da “
commander in chief
” a “
deporter in chief
”. Il famoso “
Yes, we can
”,
tradotto in spagnolo in “
Si, se puede
” si è trasformato in “
Si, se pedo
” (scorreggia in
spagnolo). Bisogna, poi, considerare che le legislazioni dei singoli stati
sull’immigrazione sono molto diverse e permettono una forte autonomia sul
problema in mancanza di una normativa federale vincolante. Ciò ha consentito, per
esempio, al Governatore del Texas, il repubblicano Rick Perry, di schierare mille
componenti della Guardia Nazionale lungo il Rio Grande nonostante l’opposizione
dell’Amministrazione Obama che ha più volte impedito il suo utilizzo su iniziativa
federale nonostante le pressioni repubblicane. All’utilità effettiva dell’iniziativa di
Perry non crede quasi nessuno ma, dal punto di visto dell’immagine, può
accreditarlo come il politico in grado di vincere le primarie e diventare il candidato
del GOP alla Casa Bianca.
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