Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione
Sociologo e mediatore interculturale
Nel documento
Cooperazione decentrata e migrazioni internazionali: primi
orientamenti operativi per i Comuni italiani
di Dario Conato (CeSPI), prodotto
nell'ambito del progetto di ricerca e riflessione
Il ruolo dei Comuni italiani nella
gestione dei processi migratori
, coordinato da Ferruccio Pastore e realizzato per
conto della Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), si legge: “
È ormai
largamente condivisa l’idea che i migranti possano svolgere un ruolo di “ponte” fra
realtà diverse, favorendo “una maggiore apertura della comunità di provenienza
verso il mondo esterno, facendosi portatori di un maggiore pluralismo culturale e
sociale e veicolando contaminazioni positive di vario genere”. Per il loro carattere
“mobile” transnazionale, i migranti creano legami oggettivi tra le società di
provenienza e quelle di arrivo, dando un senso molto materiale e visibile all'idea di
politiche di co-sviluppo (o sviluppo reciproco) tra paesi del Nord e paesi del Sud del
mondo, e gli stessi migranti.
”
1
Anche gli Enti locali, nazionali e internazionali attribuiscono valore aggiunto
ai progetti che coinvolgono gli immigrati e le loro associazioni in maniera diretta o
indiretta.
Ci sono tantissimi piccoli progetti di cooperazione allo sviluppo e di
solidarietà internazionale, spesso promossi da parrocchie e da scuole, interamente
o in gran parte finanziati con il contributo dei cittadini, che destinano solo una
minima porzione delle risorse alla gestione amministrativa in Italia, facendo,
invece, molto riferimento, per la realizzazione delle azioni, alle realtà locali
all'estero e coinvolgendo un immigrato residente in Italia per l’individuazione dei
gestori e/o dei beneficiari. Tante volte si tratta della sua stessa famiglia o suo
villaggio.
Quando si va verso progetti medio-grandi, si nota che il coinvolgimento degli
immigrati si limita spesso ad essi come “oggetto di ricerca”, “testimoni”, “soggetti
beneficiari delle azioni”, in particolare quella della formazione per diventare agenti
di sviluppo in occasione di ritorno al paese o attraverso la gestione delle rimesse.
Insomma, gli immigrati sono considerati come soggetti da formare, da orientare o
da abilitare: soggetti passivi senza nessuna valorizzazione della loro esperienza e
delle conoscenze che hanno maturato in Italia.
Esistono comunque rari progetti di cooperazione allo sviluppo, promossi e
realizzati da persone di origine straniera residenti in Italia. Ma rimangono delle
eccezioni e non usano gli strumenti della mediazione interculturale.
1
CONATO D.,
Cooperazione decentrata e migrazioni internazionali: primi orientamenti operativi per i
Comuni italiani,
CESPI-ANCI, 2004, p. 2 (
.
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