Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione
sicuramente praticati almeno ai tempi degli accordi tra il Governo Berlusconi e
Gheddafi e sono stati poi “istituzionalizzati” col meccanismo del respingimento
operato direttamente dalle Autorità di Polizia per sospetto terrorismo (le
cosiddette
extraordinary renditions
praticate, sicuramente, fino al 2008 e più volte
condannate dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo). E ciò apre un altro
capitolo di riflessione che vogliamo qui accennare: il ruolo della criminalità
organizzata. E’ noto che una parte consistente del traffico dei migranti nel
Mediterraneo passa per la Libia. E’ altrettanto noto che l’ultimo Governo
Berlusconi, nel 2007, aveva concordato con la Libia di Gheddafi un patto scellerato
(preparato, peraltro, da altri accordi già stipulati da Prodi e Amato e caldeggiati da
Massimo D’Alema) che, in cambio di interventi finanziari consistenti da parte
dell’Italia (5 miliardi di dollari in 20 anni come risarcimento dei danni provocati
dalla colonizzazione e dai danni ambientali e sociali prodotti da importanti
joint-
ventures
di società italiane, prima fra tutte l’ENI) si impegnava a “trattenere”
(tradotto: a buttare dentro lager infami) i migranti che cercavano di raggiungere il
nostro paese. Forse è meno noto che, su questo, si è creato un lucrosissimo traffico
di migranti tra vari gruppi operanti in Libia (milizie di vario genere, tribù di
predoni, elementi stessi delle forze di sicurezza libiche) che si “vendevano” pacchi
di migranti, nel migliore dei casi in attesa di lucrosi introiti quando fossero riusciti
ad imbarcarli nella traversata del Mediterraneo, nel peggiore lo possiamo
immaginare ma nessuno lo sa con certezza. Tutto ciò sotto gli occhi della
“cooperazione” governativa italiana che finanziava un centro di “accoglienza” a
Seba. Oggi i trafficanti di esseri umani, caduto Gheddafi grazie ad un’altra non
propriamente azzeccata scelta dell’Occidente che ha comportato un
discutibilissimo e massiccio intervento militare, operano alla luce del sole e
continuano ad usare i migranti come strumento di arricchimento ma anche di
ricatto nei confronti dell’Occidente e dell’Italia in particolare. Peccato che, proprio
grazie alle “lungimiranti” scelte dell’Occidente, oggi in Libia operi
un’agguerritissima milizia appartenente all’ISIS che pare controllare una parte
consistente del traffico di esseri umani.
Questa situazione ha facilitato, nel corso degli anni, il proliferare di rapporti
con le nostre mafie. Il traffico di esseri umani è diventato, di conseguenza, una
delle attività più lucrose praticata dalle grandi organizzazioni criminali. Comporta
rischi assai limitati, permette di aumentare esponenzialmente la liquidità (sempre
di più le mafie, come è noto, investono in prodotti finanziari, azionari e beni di
vario genere non immediatamente disponibili), consente di entrare pesantemente
in territori e branche di attività precedentemente non controllati.
Al fenomeno sono direttamente connesse realtà come il lavoro schiavistico in
ampi settori delle campagne del nostro SUD, lo sfruttamento sessuale delle
immigrate, la costruzione di veri e propri ghetti indegni della più scalcinata favela
come il ghetto Ghana nei dintorni di Lecce ed il ghetto di Rignano Garganico, o di
tendopoli che si fa fatica ad individuare come tali poiché hanno l’aspetto di vere e
proprie discariche a cielo aperto (d’altra parte, sono nelle zone conosciute come
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