Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione
1.
La dimensione del fenomeno migratorio e le reazioni sociali
provocate
Dal 1990 a oggi i paesi europei hanno visto quasi triplicare la presenza di
cittadini di altri paesi con il raddoppio della loro incidenza sul totale della
popolazione. Infatti, se nel 1990 nei 12 paesi membri della Comunità Europea, gli
immigrati ammontavano a 13 milioni, con un’incidenza del 3,5% sulla popolazione
totale, al 1° gennaio 2013 il loro numero era salito a 33,5 milioni, con un’incidenza
di quasi il 7% sempre sulla popolazione totale dell’UE a 27
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L’aumento è anche
dovuto ai ricongiungimenti familiari e ai figli di immigrati nati in Europa. Vale la
pena di precisare, a questo punto, che con la definizione di immigrati si
comprendono sia i cittadini di paesi UE residenti in un altro paese membro, sia i
cittadini extra comunitari. Occorre poi aggiungere che la concentrazione della
popolazione immigrata non è omogenea e si raccoglie nelle aree di maggiore
benessere con impatto sulle strutture di assistenza ma anche sulle relazioni sociali.
Non a caso alcuni governi hanno preso provvedimenti per frenare quello che viene
chiamato il “welfare shopping”, cioè l’ovvia preferenza degli immigrati di dirigersi
verso i paesi che hanno le più generose politiche sociali o delle maggiori
opportunità occupazionali. Inoltre, dato che le politiche di immigrazione sono di
competenza degli Stati membri, sulla base del principio di sussidiarietà, ne
consegue un rimbalzo di responsabilità tra governi nazionali, una caduta di spirito
europeo, che alimenta la diffusione di partiti xenofobi e populisti e il rilancio del
nazionalismo, con percentuali di consenso preoccupanti che pongono in crisi le
forze politiche storiche dei rispettivi paesi: vedi il
Front Nationale
in Francia, l’
Ukip
nel Regno Unito, la
Lega Nord
e settori del
M5S
in Italia, ma si segnala anche un
consenso crescente per
Alternative fűr Deutschland
e
Pegida
in Germania, dei
Democratici svedesi
a Stoccolma.
Infine, la reazione xenofoba e populista esce rafforzata da alcuni recenti
drammatici episodi – vedi le stragi al Museo ebraico di Bruxelles, alla redazione di
“Charlie Hebdo” e al supermercato kosher di Parigi – e, soprattutto, dalla partenza
dall’Europa per il Medio Oriente di alcune migliaia di giovani immigrati di seconda
generazione dove si sono arruolati nelle milizie dello Stato islamico e partecipano
attivamente alle sue efferatezze.
Se certamente ci troviamo di fronte a una crisi identitaria di una larga fetta
della popolazione europea che abbandona i valori democratici e umanitari che si
credevano consolidati nel corso del lungo dopoguerra, sorprende che una crisi
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La popolazione extracomunitaria residente nei 27 Stati membri dell’UE al 1° gennaio 2013 ammontava
a 20,4 milioni di persone, ai quali vanno aggiunti 13,7 milioni con la cittadinanza di un differente Stato
membro determinando un totale di 34,1 milioni. Durante il 2012 sono stati registrati ingressi per 1,7
milioni di immigrati extracomunitari e per 1,7 milioni di immigrati comunitari con un incremento totale
di 3,4 milioni di persone. Ciò evidenzia una crescita di oltre il 10% sull’anno precedente.
Fonte
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