Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione - page 28

Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione
e si può già intervenire con le competenze comunitarie disponibili (artt. 77-80 e
artt.208-214 del TFUE). Il Presidente della Commissione europea Jean-Claude
Juncker si è impegnato per una politica di tutela dei diritti, d’immigrazione
inclusiva e di contrasto dei traffici illegali.
2. Creare, con urgenza, un’Agenzia europea per il soccorso dei migranti che
rischiano di morire negli attraversamenti in mare, alternativa o complementare a
Frontex, come suggerito dal Consiglio Italiano per i Rifugiati
1
.
3. Risolvere il problema della gestione delle frontiere esterne dell’UE,
costituendo un corpo europeo di polizia di frontiera fondato su regole comuni e
unitarie, rispettose degli articoli della Carta di Nizza, che possa essere integrato da
forze civili per l’assistenza umanitaria.
4. Progettare piani di pace e di assistenza allo sviluppo per il Medio Oriente e
l’Africa. La normalizzazione politica (fine dei conflitti, garanzie costituzionali) e la
stabilizzazione economica (cooperazione allo sviluppo) permetterebbero di porre
sotto controllo i flussi migratori, creerebbero occasioni di sviluppo e di
occupazione locale e offrirebbero, tra l’altro, una grande leva di crescita per
l’Europa con la partecipazione a progetti educativi, infrastrutturali, energetici,
agroalimentari e industriali concordati con le autorità locali. Non deve essere
esclusa la possibilità che le persone possano trasferirsi nelle due direzioni (libertà
di movimento e di residenza) grazie ad appropriate politiche di rilascio dei visti.
Sull’argomento può essere inserita la considerazione che la razionalizzazione
dei costi della difesa europea, conseguenza dell’attivazione di una politica estera e
di difesa unica, sotto controllo di un governo federale europeo, potrebbe portare a
un risparmio di 130 miliardi euro sul totale della spesa militare dei 28 paesi
membri valutata in 190 miliardi
2
. Ciò significa che, indipendentemente dalla
ricaduta di condizioni di maggiore sicurezza esterna dovuta alla normalizzazione e
alla stabilizzazione delle aree di prossimità, l’Unione Europea potrebbe utilizzare
tale risparmio per sostenere i piani di pace e di assistenza allo sviluppo per il M.O.
e per l’Africa e possibilmente attrarre intorno a un fondo di investimenti così
alimentato anche il risparmio internazionale, compreso quello proveniente dalla
rendita petrolifera.
1
Cfr
.
2
Cfr. Domenico Moro,
Costo della non Europa della difesa o costo della non difesa nazionale?
, in “Il
Federalista”, anno
LVI, 2014, numero 3. L’autore fa riferimento ai seguenti studi:
CSF-IAI,
I costi della
non-Europa della difesa
, ricerca a cura di Valerio Briani, aprile 2013; McKinsey&Company,
The Future of
European Defence: Tackling the Productivity Challenge
, luglio 2013; European parliamentary research
service,
The cost of non-Europe in Common Security and Defence Policy
, dicembre 2013.
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