Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione - page 21

Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione
migrazioni intracomunitarie. Infine, va sottolineato che tali migrazioni si
inserivano in un progetto politico apportatore di pace e di solidarietà europea.
Oggi il contesto politico ed economico di supporto è completamente
cambiato. Il processo europeo è in stallo e alimenta il risorgere dei nazionalismi
mentre, rispetto al passato, c’è un nuovo fattore che spiega ulteriormente
l’affermazione diffusa delle reazioni xenofobe e impone di valutare attentamente le
possibilità di ingresso della forza lavoro immigrata nel nostro continente sia dal
punto di vista quantitativo che qualitativo. Se è vero che esiste uno squilibrio
crescente tra il calo demografico europeo (anche le famiglie immigrate
manifestano nei nostri paesi un calo delle nascite) e la crescita della popolazione
mediorientale e africana, ciò determina una spinta a emigrare verso l’Europa che
necessariamente deve essere posta sotto controllo e non solo per evitare di
alimentare ulteriori reazioni xenofobe da parte europea. E’ in gioco la possibilità di
offrire lavoro, abitazione, servizi educativi e sanitari, di offrire l’inserimento
sociale minimo senza il quale gli immigrati privi di sostentamento possono
diventare un problema ulteriore di ordine pubblico e incrementare le attività
illecite quali rapine, spaccio di droghe, prostituzione, altre attività illegali
socialmente destabilizzanti. Ovviamente con aumento esponenziale delle reazioni
xenofobe da parte della popolazione autoctona.
Il problema è determinato dai cambiamenti in corso nella nostra struttura
produttiva. Il meccanismo che lasciava agli immigrati le attività rifiutate dalla
popolazione residente, comprese quelle dell’economia sommersa, potrebbe non
funzionare più. Gli europei, come gli americani e ormai inizialmente anche i cinesi,
devono fare i conti con una trasformazione tecnologica epocale che modifica le
condizioni di offerta della produzione. Molti dei lavori persi negli anni passati nei
nostri paesi non esistono più, sono stati trasferiti altrove o sostituiti
dall’automazione. Anche in presenza di una possibile ripresa, molte imprese non
riapriranno né rilanceranno la produzione in quanto il tipo di processo che
praticavano non è più replicabile e il tipo di prodotto che offrivano non ha più
mercato. I processi di lavorazione sono evoluti con effetti sui livelli di preparazione
professionale che tendono a elevarsi, con il rischio di creare un mercato del lavoro
dualistico con un’offerta di lavoro riservata alla popolazione con standard
educativi e di formazione professionale medio-alti accanto a un’offerta residuale di
lavoro per attività a bassa qualificazione. Certamente per colmare il gap tra le due
fasce di mercato possono e devono intervenire incisive politiche educative e di
formazione professionale elevata e occorre avere coscienza, contemporaneamente,
che la scheda dell’offerta di lavoro potrebbe creare opportunità per
l’”immigrazione dei talenti” ma risultare fortemente limitativa per i lavori a scarsa
qualificazione e meno remunerati. L’ascensore sociale che funzionava in passato
potrebbe incepparsi a causa del salto qualitativo del sistema produttivo.
Ciò comporta che l’Europa, attraverso il rilancio del suo processo politico-
istituzionale, può cogliere l’opportunità di partecipare allo sviluppo delle aree di
prossimità del Mediterraneo e dell’Africa, esportando capacità produttive e
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