Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione
identitaria speculare colpisca i giovani immigrati di seconda generazione che
rifiutano il modello di società occidentale che i loro genitori hanno condiviso per
anni, almeno formalmente. Rifiutano il modello culturale e sociale di provenienza
trasmesso dalle loro famiglie di un islam moderato e poco praticato per
abbracciare il fondamentalismo religioso e la pratica fanatica del terrorismo. In
realtà la contraddizione è solo apparente e chiede necessariamente di essere
sottolineata ma prima di questo è doveroso un altro chiarimento.
2.
I cicli migratori in Europa
Data la complessità dei nodi in campo, occorre allora comprendere
innanzitutto la dimensione e la natura del fenomeno che abbiamo di fronte e a tal
fine può essere utile ricordare che dal dopoguerra a oggi possiamo considerare in
Europa quattro cicli migratori che possono così essere sintetizzati:
a)
Migrazioni dalle regioni dell’Europa meridionale verso i paesi del centro-
nord Europa: ci si può riferire all’emigrazione proveniente dal Mezzogiorno, dalla
Grecia, dalla penisola Iberica e anche dall’ex Jugoslavia a partire dagli anni
cinquanta e sostanzialmente fino agli anni ottanta. Il flusso si è poi esaurito, a parte
quello jugoslavo, con l’ingresso dei singoli paesi nella Comunità europea.
b)
Migrazioni dai paesi dell’ex Patto di Varsavia e dell’ex URSS verso i paesi
membri dell’Unione Europea dopo il crollo del muro di Berlino e nelle more
dell’adesione di tali paesi all’UE. In questa fase, si colloca anche l’emigrazione dai
paesi dell’ex Jugoslavia a causa del decennio di guerre interetniche. Per alcuni
paesi di emigrazione oggi si assiste a un fenomeno di rientro dei precedenti flussi
in uscita a seguito dell’affermazione dei processi di decollo locale (vedi Polonia).
c)
Migrazioni dai paesi del terzo mondo (Filippine, India, Pakistan e
Bangladesh, Africa, Egitto, Turchia, Maghreb e Africa occidentale, America latina),
dagli anni settanta del secolo scorso (anche prima da parte dei paesi ex coloniali
verso Francia, Regno Unito, Belgio, Olanda) al primo decennio del nuovo millennio,
che hanno interessato tutti i paesi di destinazione dell’UE, anche quelli meridionali
e balcanici fino a quel tempo fonte di migrazione.
d)
Migrazioni dalle aree d’influenza islamica del Medio Oriente e dall’Africa
(Nord Africa, Corno d’Africa, Sahel), con approdo sulle frontiere meridionali
dell’Europa, soprattutto dopo le operazioni militari degli Stati Uniti in Afghanistan
e in Iraq, successive all’11 settembre 2001, cui hanno fatto seguito la
destabilizzazione della Siria e della Libia, la nascita dello Stato islamico e la
diffusione dei movimenti fondamentalisti nel mondo arabo e africano.
La classificazione permette di comprendere la differenza del problema che
abbiamo di fronte rispetto al passato e naturalmente di considerare i nuovi
rapporti tra flussi migratori e contesti ospitanti. In parole povere, l’ultimo ciclo è
caratterizzato dall’arrivo prevalente di rifugiati, portatori del diritto di asilo, ai
quali si contrappone un ambiente europeo meno disponibile all’accoglienza sia sul
piano economico sia socio- culturale.
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