Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione
attualmente esclusi dalla partecipazione politica, dal diritto di concorrere alla
formazione delle leggi che sono chiamati a osservare. E’ una questione politica e
sociale aperta.
9. La cittadinanza europea come cittadinanza transnazionale e
cosmopolitica
L’ultimo punto trattato pone il problema della concessione della cittadinanza
ai cittadini dei paesi terzi stabilmente residenti in Europa che ne facciano richiesta,
proprio per consentire la loro partecipazione politica, da un lato, e l’attenzione
delle forze politiche ai loro problemi, dall’altro lato
1
.
Per affrontare il problema va richiamato che, sulla base dei Trattati in vigore
nei paesi membri dell’Unione Europea, vige una doppia cittadinanza, quella
nazionale e quella europea tra di loro collegate. Il possesso della cittadinanza
nazionale permette di accedere automaticamente a quella dell’Unione poiché la
cittadinanza europea si aggiunge a quella nazionale che rimane il mattone sul
quale poggia l’edificio. Infatti, i cittadini di uno Stato di nuova adesione acquistano
la cittadinanza europea, mentre in presenza di un’eventuale e malaugurata uscita
dall’Unione i cittadini dello Stato secessionista perderebbero la cittadinanza
comune. Pertanto, va sottolineato che l’introduzione della cittadinanza europea
non ha trovato rispondenza in un atto di volontà politica espresso dai cittadini che
comunque avrebbe potuto manifestarsi qualora gli ultimi Trattati, da Maastricht in
poi, fossero stati sottoposti a ratifica referendaria popolare europea con il
conseguimento della doppia maggioranza degli Stati e della popolazione.
In se stessa la cittadinanza europea costituisce, tuttavia, una grande
innovazione in quanto essa è il primo caso di cittadinanza democratica
sovranazionale con proiezione cosmopolitica. Infatti, l’affermazione della
cittadinanza europea introduce innegabilmente un nuovo riferimento d’identità
comunitaria plurinazionale di cui occorre chiarire la portata. La cittadinanza
europea deve, quindi, necessariamente essere fondata sull’adesione ai nuovi valori
del diritto alla pace e alla non discriminazione. In altre parole, sull’adesione a un
sistema di valori universali rispondente alla crescita in corso dell’interdipendenza
tra le comunità sociali che costituiscono l’umanità e capace di adeguare la portata
dei diritti liberali, politici e sociali al nuovo contesto mondiale
2
.
A fronte di queste prospettive innovative, il fatto che l’attuale cittadinanza
europea sia subordinata al possesso della cittadinanza nazionale crea, in verità,
una discriminazione forte tra cittadini europei e cittadini dei paesi terzi
stabilmente residenti in Europa che godono di diritti minori rispetto ai cittadini
dello Stato di residenza o di altro Stato dell’Unione (immigrati comunitari). Il
1
La concessione della cittadinanza con la possibilità per la popolazione immigrata di partecipare
all’elettorato attivo e passivo in ogni livello di consultazione elettorale comporta che le loro istanze
possano essere recepite dal sistema politico ed entrare a far parte dei programmi di governo locale,
regionale, statale ed europeo.
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Cfr. Francesco Mazzaferro,
Cittadinanza europea e nuovi diritti dei cittadini dell’Unione
, in “Il
Federalista”, anno XXXV, 1993, numero 2.
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