Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione - page 66

Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione
documento finale del Consiglio europeo di Ypres
1
sembra confermare questa
valutazione.
Lungi dall’essersi consolidato, il cammino per coniugare asse interno e asse
esterno sulle migrazioni risulta in gran parte da elaborare e lungo canali ancora da
scandagliare. Quello del
Global approach
rappresenta certamente uno di questi ma,
per quanto importante, non è l’unico.
3.
L’orizzonte del
New Deal for Fragile States
Il 30 novembre 2011, a Busan (Corea del Sud), nel corso dell’OECD
High Level
Forum for Aid Effectiveness,
l’UE ha sottoscritto la sua adesione al
New Deal for
Fragile States
, programma globale formulato dall’IDPS (
International Dialogue on
Peace Building and State Building
)
2
. Trascorso senza troppa risonanza mediatica,
l’evento ha segnato un’importante tappa di svolta nelle politiche di cooperazione
dell’UE, la quale, per la prima volta, ha ammesso esplicitamente la necessità di
operare concretamente con i paesi terzi concentrandosi su un binomio
inscindibile:
State building
e
Peace building
. Il primo non può darsi senza il
secondo, e viceversa.
Di più. Nel disegno del
New Deal
c’è una individuazione specifica sia dei paesi
con i quali cooperare, che delle forze sociali su cui fare leva. I primi sono i
paesi
fragili
, ossia quegli Stati segnati da guerre o crisi interne, in cui, tuttavia, è in corso
un processo di ricomposizione sociale, prima ancora che istituzionale (alcuni
esempi: Timor Est, Sud Sudan, Somalia, ecc.). Le seconde sono le CSOs (
Civil Society
Organisation
), il cui ruolo di interlocutori nei paesi terzi è anteposto a quello dei
Governi (sono esempi di CSOs associazioni di attivisti dei diritti, organismi locali di
cooperazione, ecc.)
Tuttavia, l’aspetto forse più importante del
New Deal
sta nel metodo.
Imperniato sul principio della
partnership
, questo programma consente ai paesi
che ricevono aiuti internazionali di collaborare con i
donors
sin dalla fase di
elaborazione dei progetti di cooperazione, mantenendo la titolarità
dell’implementazione degli stessi, al fine di garantirne una maggiore efficacia e, al
tempo stesso, consentire lo sviluppo di strutture autonome di amministrazione
politica ed economica. Un risultato che, se conseguito, eviterebbe automaticamente
il rischio di incentivare la dipendenza degli Stati fragili dagli aiuti esterni.
Tra il 2011 e il 2012, a livello globale, principi e modalità del
New Deal
hanno
sostanziato ampi programmi di cooperazione in numerosi paesi fragili
(ricordiamo, tra i molti, il programma dell’Australia nell’Afghanistan; degli Stati
1
EUCO 79/14, 29 giugno 2014, p. 2. Al riguardo si veda la nostra nota:
Immigrazione, asilo e
cooperazione: indirizzi strategici del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno 2014
(
content/uploads/NOTA-SU-CONCLUSIONI-CONSIGLIO-DI-YPRES-2.pdf
2
L’IDPS è un Forum internazionale composto da 44 Stati e 9 Organismi sovranazionali (
African
Development Bank
,
African Union
,
Asian Development Bank
, FMI, ILO, OCSE, UN e UE), creato nel 2008
con il compito di promuovere strategie di
Paecebuilding
e
Statebuilding
attraverso piani d'azione efficaci
nei Paesi fragili.
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