Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione
europeo una strategia per la gestione delle migrazioni
dall’esterno,
ossia agendo
nei paesi terzi e valorizzando i migranti stessi, non sembra avere corso facile
1
.
Di per sé, l’idea di coinvolgere la cooperazione in azioni riguardanti i flussi di
profughi non costituisce una novità negli indirizzi UE dell’ultimo decennio, giacché,
tra il 2005 e il 2014, figura richiamata più volte nei documenti relativi al GAM
(
Global Approach to Migration
2
,
successivamente ribattezzato GAMM
3
(
Global
Approach to Migration and Mobility
).
L’
approccio globale
ha certamente avuto il merito di aprire un varco nella
visione autoreferenziale delle migrazioni successiva al Consiglio di Tampere del
1999, riconoscendo interdipendenze con i paesi terzi e, soprattutto, necessità di
collaborazione e condivisione di responsabilità con i loro Governi. Secondo quanto
si legge nelle Conclusioni del Consiglio europeo di Hampton Court (2005),
l'
approccio globale
mirerebbe a formulare politiche globali e coerenti che
riguardino la vasta gamma di questioni relative alla migrazione e riuniscano
diversi settori politici - sviluppo, affari sociali e occupazione, relazioni esterne e
della giustizia, affari interni -, sia adottando azioni a breve termine, sia come una
visione a più lungo termine per affrontare le cause delle migrazioni e della
migrazioni forzate
.
4
I tratti positivi del
Global approach
sembrano, tuttavia, fermarsi a
quest’ampia dichiarazione di intenti. Nei suoi dieci anni di esistenza
5
, la sua
applicazione è infatti risultata per lo più sporadica, singhiozzante, ben lontana dal
poter diventare uno strumento efficace per fenomeni come le migrazioni di
profughi. I suoi sviluppi sono sembrati simili a un percorso carsico, con
elaborazioni lente e discontinue, ricondotte, in più punti, all’orientamento
securitario prevalente. Ne sono stati esempi la ricorrente distinzione tra
migrazioni
legali
e
illegali
(anziché tra migrazioni
economiche
e
forzate
), i richiami
alle misure di rimpatrio (anche se nella forma
volontaria e assistita
),
l'individuazione dei Governi quali interlocutori primari dei paesi terzi (con
l'implicita marginalizzazione delle forze della società civile e il rischio di accordi
bilaterali di stampo
securitario
). Inoltre, le formulazioni del GAMM non hanno dato
luogo a modelli diffusi di cooperazione allo sviluppo, apparendo più come un
approccio ancora sperimentale, che come una prassi capace di collegare
strutturalmente cooperazione e immigrazione. Anche il loro recente richiamo nel
1
Si veda, al riguardo: COM(2005) 491 def.
A Strategy on the External Dimension of the Area of Freedom,
Security and Justice
. Il documento mette bene in evidenza la prospettiva di declinare la cooperazione ad
obiettivi sostanzialmente securitari e, in definitiva, al “fronte interno” delle politiche UE sulle migrazioni.
2
Council of the EU,
Global Approach to Migration: Priority Actions focusing on Africa and the
Mediterranean
, Council Conclusions, 17 December 2005, 15914/05.
3
COM(2011) 743 final,
The Global Approach to Migration and Mobility
.
4
Council of the EU,
Global Approach to Migration: Priority Actions focusing on Africa and the
Mediterranean
, Council Conclusions, 17 December 2005, 15914/05.
5
Per una valutazione dei risultati più recenti del GAMM, si veda: COM (2014) 96 final,
Report on the
implementation of the Global Approach to Migration and Mobility 2012-2013
.
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