Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione - page 120

Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione
1. Introdurre il voto a maggioranza nelle decisioni relative alla politica estera e di
sicurezza dell’Unione Europea e ricondurre tale politica nelle competenze proprie della
Commissione e del Parlamento europeo. Non sfugge a nessuno che occorre passare
attraverso una riforma dei trattati, ma non si può ignorare la sfida e si può già intervenire
con le competenze comunitarie disponibili (artt. 77-80 e artt.208-214 del TFUE). Il
Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker si è impegnato per una
politica di tutela dei diritti, di immigrazione inclusiva e di contrasto dei traffici illegali.
Sollecitiamo un suo intervento.
2. Creare, con urgenza, un’Agenzia europea per il soccorso dei migranti che rischiano di
morire negli attraversamenti in mare, alternativa o complementare a Frontex, come
suggerito dal Consiglio Italiano per i Rifugiati
3. Risolvere il problema della gestione delle frontiere esterne dell’UE, costituendo un
corpo europeo di polizia di frontiera fondato su regole comuni e unitarie, rispettose degli
articoli della Carta dei diritti dell’UE, che possa essere integrato da forze civili per
l’assistenza umanitaria.
4. Progettare piani di pace e di assistenza allo sviluppo per il Medio Oriente e l’Africa.
La normalizzazione politica (fine dei conflitti, garanzie costituzionali) e la stabilizzazione
economica (cooperazione allo sviluppo) permetterebbero di porre sotto controllo i flussi
migratori e offrirebbero, tra l’altro una grande leva di crescita per l’Europa con la
partecipazione a progetti educativi, infrastrutturali, energetici, agroalimentari e industriali
concordati con le autorità locali. Non deve essere esclusa la possibilità che le persone
possano trasferirsi nelle due direzioni (libertà di movimento e di residenza) grazie ad
appropriate politiche di rilascio dei visti.
5. Concordare tale piano con le autorità dei paesi arabi e africani disponibili, possibilmente
attraverso una concertazione internazionale dell’UE con la Lega Araba e l’Unione Africana sui
temi della sicurezza reciproca. Il modello è fornito dal processo di Helsinki che ha portato alla
creazione dell’OSCE, organismo comunque da rafforzare. E’ chiaro che nel rapporto con la Lega
Araba occorre coinvolgere Israele offrendole garanzie credibili per la sua sicurezza, di
protezione e di cooperazione per le intese con i paesi arabi. Un discorso analogo va fatto con
l’Unione Africana che già possiede un minimo di organizzazione ed è impegnata in operazioni
di
peace keeping
sul proprio continente. Entrambe le iniziative dovrebbero trovare la
legittimazione dell’ONU per favorire non solo la cooperazione bilaterale economica ma anche
quella per la sicurezza, il contrasto della criminalità organizzata e della corruzione (oltre al
traffico di esseri umani, c’è anche quello della droga, dello sfruttamento della prostituzione,
degli organi umani, dei capitali illeciti e delle armi).
Può essere un sogno ad occhi aperti, ma queste indicazioni provvisorie rispondono a una
sfida reale in corso. L’alternativa è che il Mediterraneo divenga il cimitero dell’Europa.
Torino, 12 febbraio 2015
Alfonso Sabatino (Segretario Federazione piemontese AICCRE)
Davide Rigallo (Vicesegretario Federazione piemontese AICCRE)
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