Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione - page 111

Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione
Contrastare
la riduzione delle risorse disponibili
da parte del
Quadro finanziario
pluriennale 2014-2020
e
orientarne maggiormente la destinazione verso
programmi di accoglienza e integrazione sociale
, limitando la destinazione ad
iniziative di “controllo”.
Determinare criteri comuni di accesso all’asilo e standard di accoglienza
condivisi da tutti gli Stati membri
al fine di:
-
garantire la reale applicazione del diritto d’asilo,
-
evitare la concentrazione dei rifugiati nei paesi maggiormente attrattivi
1
,
-
permettere la libera circolazione dei rifugiati tra i paesi UE;
-
attuare percorsi di tutela umanitaria finalizzati all’autonomizzazione economica e
sociale dei profughi.
Promuovere e realizzare
effettive politiche di inclusione sociale
, attraverso un
riequilibro finanziario e operativo tra prassi di controllo, di solidarietà e integrazione.
Allo stato attuale, infatti, l’eccessiva attenzione per l’aspetto securitario attribuisce
risorse economiche e umane in maniera sproporzionata a quelle destinate
all’inclusione sociale. Tali politiche devono valorizzare i cittadini di paesi terzi
stabilmente residenti e partecipi del processo produttivo e delle relative
manifestazioni fiscali. Accanto alle politiche urbane di interscambio culturale nella
vita di quartiere, di mediazione culturale, di inserimento scolastico per i figli degli
immigrati, vanno considerati i percorsi di acquisizione della cittadinanza e del diritto
di voto in modo da rendere partecipi del processo democratico deliberativo tutti
coloro che sono poi chiamati a rispettare le decisioni democraticamente assunte.
Ampliare
l’attribuzione della cittadinanza nazionale ed europea ai cittadini dei
paesi terzi stabilmente residenti in uno Stato membro
e l’elettorato attivo e
passivo per le elezioni amministrative, politiche ed europee, a tutti i livelli della
democrazia rappresentativa. L’acquisizione della cittadinanza dovrebbe essere
automatica per i figli dei cittadini di paesi terzi stabilmente residenti in Europa, nati
sul suo territorio e inseriti nei cicli di istruzione e di formazione professionale, pena il
rischio di vedere disperso l’investimento pubblico fatto per la loro preparazione.
2.2)
Il fronte della politica estera, delle cooperazione internazionale e della sicurezza
esterna
È necessario:
Rimodulare
il ruolo della cooperazione con i paesi di provenienza e transito dei
migranti
(tra questi, anche i profughi) in rapporto alle condizioni (economiche, civili,
democratiche) delle diverse nazioni e connesso con le politiche dell’accoglienza e
dell’integrazione. In questa prospettiva, la formulazione del
Global approach
(Consiglio di Hampton Court, 2005, e successiva Comunicazione
The Global Approach
to Migration and Mobility
, 2011) ha rappresentato un passaggio significativo nel
recupero di un rapporto di interdipendenza tra cooperazione e immigrazione, a cui
non sono corrisposti, tuttavia, piani di azioni realmente efficaci.
Rafforzare le linee di cooperazione dell’UE con i “paesi fragili”
– ossia, quei paesi
fuoriusciti da situazioni di crisi che muovono verso una condizione di stabilizzazione
1
Secondo affermazioni della Commissaria Cecilia Malmström le richieste di asilo si concentrano per il
70% in sei Stati membri.
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