Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione
Il 26 e 27 giugno scorsi, a Ypres e a Bruxelles, si è svolta la prima riunione del Consiglio
europeo dopo le elezioni del 25 maggio. Unitamente alla designazione di Jean-Claude
Juncker quale presidente della prossima Commissione europea, la riunione ha delineato le
priorità d’intervento e le strategie dell’agenda politica per i futuri cinque anni.
Nel testo definitivo delle
Conclusioni
emerge un’attenzione significativa per i fenomeni
dell’immigrazione dai paesi terzi, dell’accoglienza dei profughi e della cooperazione
internazionale, sottolineando le loro interconnessioni nella costruzione di uno spazio
europeo di libertà, sicurezza e giustizia.
In particolare, i tre fenomeni sono ricondotti alla dimensione dei rapporti dell’UE con i
paesi terzi, in una prospettiva di maggiore coerenza tra fronte della politica interna e
fronte della politica estera:
La risposta a molte delle sfide cui deve far fronte lo spazio di
libertà, sicurezza e giustizia risiede nelle relazioni con i paesi terzi, il che richiede il
miglioramento del nesso tra le politiche interne ed esterne dell’UE
(I, p.to 2). In questo
quadro, viene ripresa la linea del
Global Approach to Migration and Mobility
, formulata per
la prima volta nel 2005 (Consiglio di Hampton Court), ma non più sviluppata
operativamente dal 2011.
Particolarmente significativa, inoltre, appare l’affermazione dell’interconnessione tra le
garanzie che l’Unione europea offre ai suoi cittadini e i
diritti effettivi alle persone
all’interno e all’esterno dell’Unione
(I, p.to 2).
Complessivamente, il documento presenta degli elementi di novità rispetto alle ultime
comunicazioni del Consiglio europeo, accanto ai quali, tuttavia, permangono fattori di
criticità o di ambivalenza.
Tra i primi rileviamo:
1.
la necessità di concentrarsi sulle
cause profonde
delle migrazioni, operando con i
paesi d’origine e di transito dei profughi mediante gli strumenti della politica estera
dell’Unione e della cooperazione internazionale (I, p.to 8);
2.
l’esigenza di un pieno recepimento da parte degli Stati UE del CEAS (Sistema
europeo comune d’asilo), mediante
norme comuni di livello elevato
finalizzate a
creare
condizioni di parità che assicurino ai richiedenti asilo le stesse garanzie di
carattere procedurale e la stessa protezione in tutta l’Unione
(I, p.to 7). Rispetto a
questo bisogno, vengono auspicati
un’equa condivisione delle responsabilità tra gli
Stati dell’UE
(I, p.to 5) e un ruolo operativo dell’Ufficio europeo di sostegno per
l’asilo (EASO) (I, p.to 7);
3.
Il bisogno di
modernizzare la politica comune in materia di visti per agevolare i viaggi
legittimi
: tale ipotesi supporrebbe il rafforzamento delle funzioni della rete
consolare UE (I, p.to 9);
4.
La ripresa della prospettiva del
Global approach
per massimizzare le opportunità
delle migrazioni legali sostenendo gli Stati membri in politiche attive di integrazione
per la coesione sociale e il dinamismo economico, anche attraverso il
coinvolgimento delle comunità imprenditoriali e delle parti sociali.
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