Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione - page 44

Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione
evidenziato il termine di “violenza strutturale” come
“un modo per descrivere i
contesti e le situazioni che mettono gli individui e le popolazione sulla via del
pericolo
”.
1
Le situazioni e il contesto sono strutturali in quanto sono insite
(“embedded”), intrinseche nella organizzazione politica ed economica della nostra
società; esse sono violente in quanto causano lesioni e traumi alle persone (ma non ai
responsabili del perpetuarsi di queste disuguaglianze). Con poche eccezioni, i medici
non vengono formati a comprendere queste forze sociali e tanto meno ad intervenire
su di esse. Tuttavia è da tempo risaputo che molti interventi medici e di sanità
pubblica falliscono se non siamo capaci di capire quali sono i determinanti sociali
della malattia
”.
2
Analizzando la situazione italiana, Alessandro Dal Lago chiarisce questo
concetto sottolineando come gli immigrati siano concepiti come "
non-persone, cioè
quegli esseri umani che sono intuitivamente delle persone come noi, cui però vengono
revocate -di fatto o di diritto, implicitamente o esplicitamente, nelle transazioni
ordinarie o nel linguaggio pubblico- la qualifica di persona e le relative attribuzioni....
Nei media, uno straniero sarà volta per volta un "extracomunitario", un
"clandestino", un "irregolare", caratteristiche che non si riferiscono mai a qualche
autonoma caratteristica del suo essere, ma a ciò che egli non è in relazione alle
nostre categorie: non è europeo, non è un cittadino, non è in regola, non è uno di noi.
A partire da questa opacità linguistica, che corrisponde a una totale invisibilità
sociale si pongono le premesse perché egli non sia una persona e quindi possa essere
letteralmente neutralizzato
".
3
6.
La mediazione interculturale: esempi di casi concreti
Di seguito, si riportano alcuni casi concreti di interventi di mediazione
interculturale nei servizi.
Primo caso. Alcuni operatori sociali, educativi e sanitari si rivolgono a un
servizio di consulenza. Mentre raccontano il caso – ossia, i sintomi per i quali
l’atteggiamento di un padre originario dall'Asia centro meridionale sarebbe
schizogenico -, il mediatore evoca situazioni simili nella sua società di origine, nelle
quali i grandi non possono rifiutare un dono ai loro figli, perché questo
costituirebbe un messaggio di rifiuto del legame famigliare tra due famiglie: nello
stesso momento, però, il “bravo figlio” è quello che è in grado di rifiutare il dono
malgrado il consenso espresso da suo padre. Egli spiega loro anche come questo
atteggiamento non sia considerato patologico in quel contesto grazie all'esistenza
di modelli trasmessi e consolidati tra bambini stessi (interiorizzazione di un
valore, grazie al sostegno/condivisione tra pari).
1
Farmer P. (2004)
An anthropology of structural violence. Curr Anthropol
45: 305–326.
2
Mosley WH, Chen LC (1984)
An analytical framework for the study of child survival in developing
countries. Popul Dev Rev
10S: 25–45.
3
Alessandro Dal Lago,
Non-persone. L’esclusione dei migranti in una società globale
, Feltrinelli, 2008, p.
213.
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