Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione - page 52

Per una politica europea di asilo, accoglienza e immigrazione
Hans Magnus Enzensberger: “La sedentarietà non fa parte delle caratteristiche
della nostra specie fissate per via genetica”.
1
Non esiste epoca storica che non sia stata attraversata dal fenomeno
migratorio, anche se questo non è mai stato così evidente come da quando esiste lo
stato-nazione, con le sue frontiere e il suo sistema dei diritti, fondato
essenzialmente sul principio della cittadinanza.
Negli ultimi decenni il numero di persone che vivono all’estero è in continua
crescita: secondo recenti stime delle Nazioni Unite, nel 2013 i migranti
internazionali erano 232 milioni, un numero ben superiore ai 175 milioni del 2000
e ai 154 del 1990
2
. Questo significa che oggi il 3,2% della popolazione mondiale
vive lontano dal proprio paese di origine, intendendo per paese lo stato di
appartenenza. Infatti questi valori non tengono conto delle migrazioni all’interno
dei singoli stati: un fenomeno altrettanto importante e di difficile misurazione. Un
altro dato da tenere presente è che metà dell’intera popolazione migrante è
concentrata in solo dieci paesi, primo fra tutti gli Stati Uniti, seguiti, nell’ordine, da
Russia, Germania, Arabia saudita, Emirati arabi uniti, Regno Unito, Francia, Canada,
Australia e Spagna.
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A spingere le persone a migrare vi è una combinazione di fattori economici,
politici e sociali, che nel paese di origine costituiscono i fattori di spinta e nel paese
di destinazione i fattori di attrazione. Si tratta di un fenomeno complesso, che si
articola in differenti tipologie: una prima distinzione va fatta tra migrazioni
transnazionali e migrazioni interne ai singoli paesi. Queste ultime assumono oggi
un carattere di massa soprattutto nei paesi emergenti, a causa dello spostamento
verso le grandi città. A loro volta le migrazioni transnazionali si suddividono in
infracontinentali, vale a dire all’interno dei singoli continenti, e transcontinentali.
Queste ultime riguardano prevalentemente gli spostamenti di popolazioni da Asia,
Africa e America latina, verso Stati Uniti, Australia e paesi dell’Unione europea,
attratte dal benessere e dalla tutela delle libertà fondamentali.
L’analisi che segue si concentra sull’immigrazione in Europa di provenienza
dai paesi terzi, e muove da questi interrogativi: l’immigrazione è un problema dei
singoli paesi o dell’Unione europea? Chi governa l’immigrazione? Quali sono le
politiche dell’Unione? È possibile far emergere il potenziale positivo
dell’immigrazione, per trasformarla da problema in risorsa delle nostre società?
1
H. M. Enzensberger,
La grande migrazione
, Einaudi, Torino, 1993, ed. orig.
Die Große Wanderung
,
1992.
2
Cfr. United Nations, Department of Economic and Social Affairs,
International Migration Report 2013
,
.
Per una visione complessiva dei fenomeni migratori, documenti e attività delle Nazioni Unite, cfr.
.
3
Le cifre relative ai dieci paesi dove si concentra la metà della totalità dei migranti internazionali erano
nel 2013: Stati Uniti 45,8 milioni, Federazione Russa 11 milioni, Germania 9,8 milioni, Arabia Saudita 9,1
milioni, Emirati Arabi Uniti 7,8 milioni, Regno Unito 7,8 milioni, Francia 7,4 milioni, Canada 7,3 milioni,
Australia 6,5 milioni, Spagna 6,5 milioni. Cfr.
International Migration Report 2013
, cit.
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